Con un’inflazione così alta il mercato si ritrova costretto a “gradire” un rialzo dei tassi di 75 punti base. E siccome James Bullard, presidente della Fed di St.Louis, ha dichiarato nella notte che un punto di rialzo al momento non viene contemplato, ecco che le borse ripartono sopra la parità, complice una settimana di forti vendite nel vecchio continente che necessitava di un rimbalzo tecnico. Anche Piazza Affari apre positiva dopo il -3,4% della vigilia. Lo scenario di elezioni anticipate, con il rischio di una vittoria della destra spesso critica nei confronti delle politiche Ue, per ora è stata scongiurata, con Mario Draghi che potrebbe aprire un governo bis dopo il rifiuto delle sue dimissioni da parte del presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

“Tutta l’Europa periferica sta soffrendo, lo spread italiano di più”

Il dato di oggi che ci riguarda da vicino è quello dell’inflazione in Italia, che si conferma all’8% anche a giugno rispettando le attese. Sulla crisi di governo e sulla reazione del mercato, questo il commento di Michele Morra, portfolio manager Moneyfarm: “Alla luce della crisi, il Ftse Mib ha sottoperformato nettamente i listini degli altri paesi. Il fattore che influisce più pesantemente è l’esposizione ai titoli del settore bancario, che soffrono per l’ampliamento degli spread delle obbligazioni italiane e l’appiattimento della curva dei tassi e sono sempre condizionati da fattori più globali, come il crollo del prezzo del petrolio e dei titoli energetici”.

Continua l’analista: “L’Europa periferica inoltre sta soffrendo sul fronte dei mercati obbligazionari e lo spread italiano ha iniziato ad allargarsi più degli altri paesi. Questo perché il dato Usa sull’inflazione ha aumentato le aspettative di restrizione monetaria anche in Europa. E poi perché il rischio di frammentazione politica è aumentato, prima con Macron che ha perso la maggioranza e ora con la crisi politica italiana”

 


Grf Ftse MIb by Borsa Italiana

Francoforte tonica, a Piazza Affari bene le utility. Spread a 220

Dopo meno di mezz’ora di contrattazioni il Ftse Mib sale dello 0,8% a 20.730 punti. Francoforte guadagna l’1,17% a 12.665 punti. Per Parigi +0,6% a 5.954 punti mentre Madrid cresce dello 0,9% a 7.877 punti. A Milano performante il settore delle utilities: il titolo migliore è Hera, +2,8%, seguito da Pirelli, +2,6% ed Enel, +2,3%. Tra i più venduti spicca Moncler, -1,5% in scia al rallentamento della crescita economica cinese nel secondo trimestre, evidenziando l’enorme peso che le restrizioni hanno avuto sull’economia (Pil +0,4%, peggior risultato dal 1992 escluso il -6,9% del primo trimestre 2020 causa shock iniziale del Covid). Vendite anche su Telecom, -1,2%, e Campari, -0,8%. Lo spread rimane ben al di sopra della soglia di attenzione dei 200 punti, in area 220.

Euro Dollaro torna sulla parità dopo la rottura al ribasso

Euro Dollaro ancora in parità (grafico sopra), dopo la rottura al ribasso fino a 0,9952 della vigilia. I timori per la recessione rimangono forti da parte degli investitori, ma pesa anche la discrepanza di politiche monetarie tra la Bce e la Fed. L’economia americana è più solida di quella del vecchio continente e questo consente alla Federal Reserve un inasprimento che la Banca centrale europea invece potrebbe non permettersi a causa della fornitura incerta di energia dalla Russia, che pesa sulla crescita del Pil.

Ecco perché l’Eurotower dovrebbe aumentare i tassi chiave solo di 25 punti base, il primo dopo 11 anni (mentre la Fed, come detto, li alzerà di 75 punti base dopo un aumento cumulativo di 150 punti base da marzo). Nel frattempo, la Commissione Europea ha abbassato la crescita reale dell’Eurozona al 2,6% quest’anno dal 2,7% previsto in precedenza, mentre l’inflazione è vista a un nuovo record del 7,6%, rispetto al 6,1% dell’outlook precedente.

Petrolio, questa settimana Wti -9%

Il petrolio Wti rimane sotto i 100 dollari al barile, attorno a quota 96 $ (-0,4%, grafico sopra) dopo esser scivolato fino a quota 91 $ alla vigilia, sui timori di un rialzo di un punto percentuale da parte della Fed. Il prezzo è risalito ma il greggio Usa chiude comunque una settimana all’insegna delle vendite, complice il rallentamento inatteso del Pil cinese. Rimane ancorato ai 100 $ il Brent, soglia psicologica su cui il petrolio di riferimento Uk ha sempre rimbalzato nel 2022 (a marzo, due volte ad aprile, a maggio e due volte a luglio). Non scende in maniera significativa il prezzo del gas europeo, a 173,9 euro per megawattora (-0,6%).

L’oro atterra in area 1.700 dollari l’oncia, nuovi ribassi sul rame

Occhio all’oro, crollato fino a quota 1.700 dollari l’oncia, record negativo da agosto 2021 (-0,35%). Il metallo giallo è sulla buona strada per chiudere la quinta settimana consecutiva in rosso (grafico sotto), poiché il rally del dollaro e le aspettative per gli aumenti dei tassi ancora più aggressivi hanno smorzato la domanda sui lingotti. Il biglietto verde resta l’unico bene rifugio al momento percepito dagli investitori (dollar index a 108,6). Nuovo pesante ribasso anche del rame, che aggiorna i minimi da novembre 2020 a 3,11 dollari per libbra in scia ai nuovi dati negativi della Cina.