Partenza positiva per Piazza Affari nel giorno in cui si aprono i lavori a Davos, per la prima edizione nel 2023 del World Economic Forum. L’indice milanese apre con un guadagno dello 0,3% a 25.874 punti, per poi subito aggiornare i massimi degli ultimi 11 mesi, sempre più diretta verso area 26.000. Altrettanto fa Parigi, che ha ormai sfondato i 7.000 punti al top dallo scorso mese di febbraio mentre Francoforte sale dello 0,2% sopra 15.100 punti. Ci si attende una seduta scarica, con Wall Street chiusa per festività (Martin Luther King day)


Grf Ftse Mib by Borsa Italiana

Spread sempre sotto controllo a 185 punti base, in lieve ribasso, con il rendimento del Btp decennale che si mantiene appena sotto il 4% mentre il bund tedesco si muove sopra il 2,1%. Il tema dei bond resta attualissimo con il via libera, a partire dalla seduta odierna, dell’emissione con cui Eni, a 12 anni dall’ultima destinata al pubblico, bussa alla porta dei piccoli risparmiatori: durata 5 anni e un ammontare fino a 2 miliardi di euro.

Storie di borsa: occhio ai bancari, Eni, WeBuild e Juventus

Proprio Eni è il titolo più atteso, +0,6% in avvio, anche in virtù della nuova importante scoperta di gas nel pozzo esplorativo Nargis-1, nel Mar Mediterraneo orientale, al largo dell’Egitto. I migliori in apertura sono Saipem, Unicredit e Banco Bpm, tutti e tre guadagnano l’1,4% nei primi minuti di scambi con il titolo energetico che poi cresce più degli altri fino a un +2,6%. Fuori dal Ftse Mib da monitorare WeBuild, +1,3%, che si è aggiudicata un contratto da 218 milioni di dollari in Florida, per accrescere la capacità e migliorare la mobilità e la sicurezza dell’intersezione tra la Interstate 4 e Sand Lake Road nella contea di Orange.

Tornando al comparto bancario, anche Intesa Sanpaolo (+0,7%) aggiorna il proprio record da febbraio a 2,3 euro ad azione dopo l’adesione per 20 miliardi di euro all’offerta di venerdì della Bce di rimborsi anticipati dei finanziamenti Tltro III, lasciando un ammontare residuo in portafoglio di fondi della stessa categoria per circa 76 miliardi. Credem, -0,1%,  ha ottenuto l’autorizzazione dell’Antitrust necessaria per lanciare l’opa su Finlogic. Infine occhio a Juventus, -1,9%, dopo la debacle contro il Napoli sabato.

Davos, attesi gli interventi di alcuni membri della Bce

Tornando a Davos, si tratta di un evento chiave per i mercati europei. I temi sul tavolo saranno la guerra in Ucraina, l’instabilità economica e il cambiamento climatico. Presenti i capi di Stato, i leader di azienda, ma anche accademici e soprattutto diversi membri della Bce. Si comincia con il portoghese Mario Centeno, tra le “colombe” del board, martedì, poi il giorno dopo Francois Villeroy de Galhau della Banca centrale francese. Giovedì toccherà all’olandese Klaas Knot, al contrario di Centeno tra i più “falchi” infine il presidente dell’Eurotower Christine Lagarde, il cui discorso è atteso venerdì.

I loro interventi saranno in grado di fornire nuove indicazioni sulle intenzioni della Bce per quanto riguarda il rialzo dei tassi, attualmente al 2,5% (grafico sotto). Stando alle ultime comunicazioni dell’istituto, la stretta monetaria dovrebbe proseguire in maniera significativa, ma contemporaneamente i recenti dati sull’economia Ue hanno messo in dubbio la possibilità che la recessione si manifesti in maniera chiara e duratura, come ha fatto notare in particolare Goldman Sachs, sempre la scorsa settimana (+0,6% di Pil nel 2023).

Usa, l’economia tiene ma dalle trimestrali segnali negativi

E a proposito di recessione, è possibile anche un passo indietro da parte degli Stati Uniti, dove le indicazioni sul mercato del lavoro danno conferma di un’economia in calo ma, per il momento, ancora resiliente. E questo, unito al fatto che l’inflazione Usa sia scesa ai minimi da oltre un anno, potrebbe spingere anche la Fed a rallentare sensibilmente l’aumento dei tassi.

Ma anche in questo caso non vi è ancora certezza, come dimostrano i primi risultati delle trimestrali delle grandi banche pubblicati venerdì. Proprio Goldman Sachs riaprirà i giochi a partire da martedì, assieme a Morgan Stanley, United Airlines e Reliance Industries.

Calendario macro: in mattinata occhio a Germania e Cina

Guardando il calendario macroeconomico, da segnalare l’inflazione dei prezzi all’ingrosso in Germania, che rallenta: +12,8% (grafico sotto) a dicembre dopo il +14,9% di novembre, la lettura più bassa degli ultimi 16 mesi con i prezzi delle materie prime e dei prodotti preliminari che rimangono i principali motori dell’aumento.


source: tradingeconomics.com

Nella notte, significativo il dato che riguarda i prezzi medi delle nuove case nelle 70 principali città cinesi: -1,5% a dicembre dopo il -1,6% del mese precedente. Erano più di sette anni che non si registrava una contrazione così sostenuta, tra i crescenti problemi di indebitamento degli sviluppatori e i focolai di Covid. Tuttavia, si prevede che il settore immobiliare si riprenda quest’anno, grazie a una serie di misure per gli acquirenti di case e gli sviluppatori sulla scia della brusca riapertura di Pechino.

Materie prime: petrolio e gas

Ed è proprio la Cina con l’abbandono della strategia zero covid e la sua riapertura delle attività che permette al petrolio di consolidare i massimi delle ultime settimane in area 79 dollari a barile nonostante un -0,9% alla chiusura dei mercati asiatici. A incidere sulla forza del prezzo anche il dollaro debole e le stime degli investitori su una Fed più morbida al prossimo meeting di febbraio, mese in cui la Russia bloccherà ogni fornitura ai paesi del G7 che hanno adottato il price cap, con un occhio anche alle prospettive di mercato provenienti dalle relazioni dell’Opec in pubblicazione martedì e quelle dell’Eia, il giorno dopo.

Il gas europeo i si mantiene sotto i livelli precedenti all’inizio della guerra in Ucraina, a quota 63 euro per megawattora (grafico sotto) che rimane comunque più del triplo rispetto ai valori medi di inizio 2021 (22 € circa). Nelle ultime settimane gli stoccaggi di gas in tutta Europa si aggirano intorno all’83%, rispetto al 50% di un anno fa e ben al di sopra della norma stagionale quinquennale del 70%. Tuttavia è in arrivo una nuova ondata di freddo, e i valori potrebbero scendere sensibilmente.

Il dollaro debole spinge oro e bitcoin

Guardando al dollaro, l’indice di riferimento ha rotto al ribasso il supporto in area 102, scivolando fino a 101,7 (grafico sotto) aggiornando i minimi dallo scorso mese di maggio. Incidono le previsioni di una Fed più accomodante dopo il dato dell’inflazione al 6,5% a dicembre negli Stati Uniti. Indicativo il fatto che i mercati monetari valutano ora una probabilità superiore al 90% che la banca centrale riduca il rialzo dei tassi a 25 punti base a febbraio, dopo l’aumento di mezzo punto percentuale di dicembre.

Debolezza, quella del dollaro, che spinge l’euro a 1,0870, ai massimi degli ultimi nove mesi nel cambio con il biglietto verde, ma anche oro e bitcoin. Il metallo prezioso consolida 1.915 dollari l’oncia al top dallo scorso mese di aprile. Il bitcoin si muove al rialzo dell’1,2% sopra i 21.000 dollari. La settimana appena trascorsa ha registrato una crescita, per la criptovaluta, del 21,8%. Non accadeva da febbraio 2021.