Inizio settimana positivo per le borse europee, su cui permane tuttavia una sensazione di estrema vulnerabilità. E questo riguarda soprattutto il mercato italiano, che attende la giornata di mercoledì quando il premier dimissionario Mario Draghi dovrà presentarsi alle Camere per riferire in Parlamento e ottenere l’eventuale fiducia, dopo che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha rifiutato le dimissioni dell’ex governatore della Bce.

Una crisi di governo che ha riportato l’Italia al centro dei mercati, il suo enorme debito e la sua cronica instabilità politica, due fattori questi ultimi decisamente correlati tra di loro. Lo spread è in calo, ma rimane ancora ben oltre la soglia di attenzione, a quota 219 punti base e anche il rendimento dei titoli di stato non scende, anzi: resta aggrappato al  3,5% (grafico sotto) mentre il bund decennale è a quota 1,17%.

Occhio anche oltreoceano alla stagione delle trimestrali americani, che entra ufficialmente nel vivo. In calendario tra gli altri i risultati di Bank of America, Goldman Sachs, Netflix, Tesla e Twitter.

Giovedì meeting Bce: atteso un rialzo dei tassi di 25 pb

E a proposito di Bce, l’altro appuntamento che i mercati attendono con apprensione è il meeting dell’Eurotower in programma giovedì 21 luglio. L’aumento dei tassi di 25 punti base è sostanzialmente scontato mentre a settembre il rialzo potrebbe essere anche di mezzo punto percentuale. Mercoledì, giorno in cui Draghi riferirà al Parlamento, l’Ue dovrà presentare il piano di emergenza nel caso il gasdotto Nord Stream 1 non dovesse riaprire il 21 luglio come programmato dopo i lavori di manutenzione.

Il filo che collega crisi, mercati, Bce e Recovery Fund

“Sebbene l’Italia non sia estranea al teatro politico -spiega Matteo Ramenghi, Chief Investment Officer di Ubs Wm in Italia- l’incertezza causata dalla crisi di governo potrebbe impattare più del solito sui mercati, in quanto precede di qualche giorno un’importante decisione della Bce sui piani d’intervento nei mercati obbligazionari. Inoltre, i mercati sono preoccupati per il Recovery Fund, che sarà un fattore determinante per l’economia nei prossimi anni, soprattutto sulla scia dell’aumento dei prezzi delle materie prime”.

Da monitorare l’euro, specie durante la conferenza stampa, che intanto cerca un rimbalzo per allontanarsi dalla parità con il dollaro, dopo due ore di contrattazioni nel vecchio continente il cambio è 1,012 per un guadagno dello 0,4%. Anche la sterlina ci prova: 1,1940, in crescita dello 0,6% (grafico sotto). In generale è seduta di alleggerimento sul dollaro, che perde terreno anche nei confronti dello yen giapponese: -0,27% a 138,10. 

Draghi potrebbe restare: le borse reagiscono

Piazza Affari tiene, sperando che il governo non cada: dopo due ore di scambi si è riportato sopra la soglia psicologica dei 21.187 punti guadagnando l’1,2%. Positiva Francoforte, di nuovo oltre i 13.000 punti (+1,3%). Acquisti su Parigi, +1,3% a 6.115 punti, e su Madrid, +0,7% a 8.005 punti. Lo spread in calo dà ossigeno alle banche, con Intesa Sanpaolo maglia rosa: +3,19%, seguita da Tenaris, +3,16%, Bper Banca +2,9% e Banco Bpm +2,6%. Ancora forti vendite su Saipem, -5,2%, negativa Enel -1,6%. 


Grf Ftse Mib by Borsa Italiana

Petrolio in ripresa, Biden dal principe arabo Bin Salman

Sul fronte delle materie prime, da segnalare la visita di Joe Biden al principe Mohamed Bin Salman: obiettivo del meeting per il presidente americano è ottenere più barili prodotti dal gruppo Opec per tamponare i prezzi a rialzo e la carenza di offerta. Ma settimana scorsa l’allarme dell’Eia è stato chiaro: il calo di domanda a causa della recessione in vista potrebbe peggiorare. Il petrolio, dopo aver smarrito il 20% nelle ultime settimane rispetto ai massimi, oggi è in ripresa: Wti a 99,69 dollari al barile (+2,1%), Brent 104,7 $ (+2,4%).


Cresce intanto l’appetito degli Stati Uniti nei confronti del natural gas, il cui rally riporta il prezzo oltre i 7 dollari per Mmbtu (+0,6% grafico sopra), al top nelle ultime 4 settimane. C’è forte richiesta di aria condizionata negli Usa meridionali, ed è costante anche l’appetito europeo avendo il gasdotto Nord Stream bloccato con le ridotte forniture dalla Norvegia. La conferma arriva dalle scorte, secondo l’Eia ben al di sotto della media quinquennale di solito vista in questo periodo dell’anno.

In ripresa infine anche i metalli preziosi e industriali. L’oro ha rimbalzato sui 1.700 e ora si muove in area 1.720 dollari l’oncia. Anche il rame prova a riaffacciarsi sui 3,30 dollari per libbra, per un rialzo del 2,4% mentre segnali di vita arrivano anche dal bitcoin: +7% a 22.500 dollari, il massimo nell’ultimo mese.