C’è “whatever it takes” e “whatever it takes”. Quello di Mario Draghi ha tenuto a bada i mercati per quasi dieci anni. Quello di Jerome Powell, al contrario, sta mettendo a dura prova il mercato azionario. Perché l’avversario dell’allora presidente della Bce e oggi presidente del consiglio era il debito: la cura fu l’aumento esponenziale della liquidità. Il governatore della Fed al contrario deve fronteggiare l’inflazione. E a fronte dei prezzi troppo alti, la scelta va esattamente nella direzione opposta. Dunque rubinetti chiusi per strozzare la domanda e per far scendere la febbre dei prezzi.

Tutto questo per spiegare il motivo del profondo rosso delle borse europee nella seduta odierna. Nella notta italiana Powell ha spiegato a chiare lettere che la Federal Reserve ha come obiettivo la lotta all’inflazione. E questo potrebbe avere un effetto depressivo sulla crescita economica, già a dura prova tra supply chain e conflitto Russia Ucraina. Al punto che è rispuntato fuori il vecchio capo della banca centrale americana Paul Volcker. La cui veloce stretta monetaria negli anni Ottanta condusse gli Stati Uniti alla recessione.

De Nora, falsa partenza a Piazza Affari: -2,3%

Futures di Wall Street in rosso (Nasdaq -1,2%), indici del vecchio continente allineati. Con Piazza Affari che perde l’1,4% a 21.506 punti, di nuovo ai minimi del 7 marzo (-13% a giugno). Va peggio Francoforte a -2,12% a 12.727 punti. Parigi si muove attorno al -2% a 5.911 punti mentre Madrid cede l’1,2% a 8.087 punti. Continua l’accanimento degli investitori su Saipem. Perdite in doppia cifra (-13%), vendite anche sui bancari tra Unicredit (-4,1%) e Intesa Sanpaolo (-3,3%). Parte male anche De Nora, all’esordio, con un avvio decisamente ribassista: -2,3% subito a testare i supporti dei 13 euro tondi. Acquisti sui titoli difensivi a partire dalle utility: Snam +1,3%, Terna +1,2% e Italgas +0.8%. 


Grf Ftse Mib by Borsa Italiana

Agenda macro: crolla la produzione industriale in Giappone

Agenda ricca sul fronte macroeconomico. Ancora debole il Pmi manifatturiero cinese: 50,2 per il mese di giugno, inferiore al 50,5 atteso ma al di sopra dei 49,6 di maggio. Crolla la produzione industriale giapponese: -7,2% a maggio (grafico sotto), le stime erano pari a -0,3%. Nel Regno Unito tutto come previsto per quanto riguarda il Pil su base annuale del 1° trimestre: +8,7%. Segnali di vita dalle vendite al dettaglio in Germania: +0,6% su base mensile a maggio, superiore alle previsioni (+0,5%) e al dato precedente (-5,4%) ma su base annuale la contrazione è ancora piuttosto forte (-3,6%). Il tasso di disoccupazione tedesco del 5,3% è il più alto degli ultimi 7 mesi: il mercato si aspettava il dato al 5%. Quello italiano al contrario scende: +8,1% contro il +8,4% stimato dagli analisti.

Materie prime, petrolio -5% a giugno

Sembrava un mese di giugno pesante per le materie prime ma il petrolio si è deprezzato “solo” del 5%, poco sotto i 116 dollari al barile si muove il Brent, a ridosso dei 110 $ il Wti. Tuttavia si tratta del primo calo mensile da novembre a causa dei timori di un rallentamento economico. Ci sono segnali di indebolimento anche per la domanda di benzina negli Stati Uniti, con prezzi record che stanno sopprimendo i consumi: si parla di 600.000 barili in meno rispetto ai livelli stagionali tipici, secondo i dati Eia.

Sul fronte del gas il Ttf europeo ha esteso l’aumento del prezzo verso la soglia dei 150 euro per megawattora (grafico sotto), siamo ai massimi degli ultimi 100 giorni. Preoccupano le restrizioni delle forniture. La capacità di stoccaggio dell’80% da riempire entro l’inverno per l’Europa è a rischio a causa dei tagli di Gazprom. La Germania riattiverà le centrali a carbone mentre un guasto a un compressore del giacimento norvegese di Martin Linge ha interrotto le spedizioni di gas dalla Norvegia. A giugno il prezzo del Ttf è salito del 50%. Consolida i 6,5 dollari per Mmbtu il natural gas americano, che recuperare l’1,5%.

Rame, a giugno crollo del 20%

Tra i metalli preziosi e industriali da segnalare il calo di quasi 20 punti percentuali del rame, dai 4,5 dollari per libbra a quota 3,7 $, sui minimi di febbraio. Un dato molto indicativo perché l’oro rosso è considerato come anticipatore di un ciclo economico, avendo molteplici utilizzi, dall’elettronica all’edilizia. Coma profondo per l’oro: Goldman Sachs prevede un apprezzamento fino ai 2.500 dollari l’oncia entro la fine dell’anno. Per ora aggiorna i minimi della seconda metà del mese a 1.816 dollari l’oncia.

Bitcoin di nuovo sotto i 20.000 dollari

Tra le valute, il dollaro rimette su la testa sopra i 105 punti, ai massimi delle ultime dieci sedute. L’euro chiude il mese di giugno lasciando per strada il 2,7% e consolida i minimi della vigilia a 1,0440. La sterlina accoglie bene il dato del Pil sul Regno Unito e recupera lo 0,2% a 1,2144. Dollaro Yen sui massimi del mese a 136,4. Soffre il risk off odierno anche il bitcoin, di nuovo sotto i 20.000 dollari. Spread a 194 punti base.