Unicredit più forte della Fed. Con le sue dichiarazioni, alla 27esima Financials Ceo Conference annuale di Bank of America Merrill Lynch, l’amministratore delegato Andrea Orcel risolleva da solo Piazza Affari, che aveva avviato gli scambi in profondo rosso allineata con gli altri indici dopo il terzo rialzo dei tassi da parte della Federal Reserve di 75 punti base e l’annuncio di probabili aumenti anche per il 2023.

Unicredit che sale di oltre il 6%, portando in territorio positivo il Ftse Mib, unico mercato sopra la parità del vecchio continente, e fa da traino anche al resto del comparto bancario. “La guidance sul 2023 dell’istituto sarà sostanzialmente migliorata con la presentazione dei conti del terzo trimestre” spiega Orcel. La guidance per il 2022 è a buon punto indipendentemente dal contesto e ogni target verrà raggiunto anche in caso di una lieve recessione. L’ad di Unicredit aggiunge: “Se ci sarà una grave recessione siamo pronti ad affrontare ogni shock e ad avere performance migliori della media dei nostri competitor”.


Grf Ftse Mib by Borsa Italiana

Piazza Affari parte male, poi recupera

Borse europee come detto in rosso in apertura, anche se dopo un’ora di scambi le perdite si riducono, con Piazza Affari che in avvio cade di 280 punti, per poi risalire fino a un +0,5% a 22.176 punti, unica in territorio positivo. Francoforte cede lo 0,4% a 12.712 punti. Parigi rimane sotto i 6.000 punti a -0,6% mentre Madrid scende dello 0,3% a 7.848 punti. Lo spread scende sotto quota 22o punti base dopo il superamento dei massimi da parte del rendimento del bund tedesco a 1,9%, mai così alto da gennaio 2014 mentre il btp resta sopra il 4%. Come detto, anche il resto del comparto recupera smalto grazie a Unicredit: Banco Bpm +3,9%, Finecobank +3,3 e Bper Banca +3,1%. Vendite su Diasorin, Moncler e Stmicroelectronics, -2,4%. 


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Fed, Powell: “Non c’è un modo indolore per frenare l’inflazione”

Tornando alla questione dei tassi, è il quinto aumento di fila da parte della Fed. Il terzo consecutivo di 75 punti base, ora nella gamma fra il 3% e il 3,25% (grafico sotto): il più alto dal 2008. E il rialzo continuerà, nel 2023. Probabilmente in maniera meno espansiva. Ma non sicuramente. Con un target, stando ai nuovi dot plot, che arriva fino al 4,5%. “Non c’è un modo indolore per frenare l’inflazione” ha detto Jerome Powell in conferenza stampa.

I mercati, come detto, accusano. Gli indici scendono. Il dollaro sale ancora, così come i rendimenti del decennale americano e italiano mentre i metalli preziosi e industriali registrano nuovi ribassi, in particolare l’oro, l’argento e i platinoidi. Debole anche il bitcoin e in generale le criptovalute, in un contesto che il mercato vede ancora disinnescata la modalità risk on sia per i rialzi pressoché certi annunciati dalla Fed nel 2023, sia per le previsioni di crescita del Pil, riviste al ribasso: +0,2% per il 2022, a giugno la stima era +1,7%, mentre per il 2023 l’attesa del Fomc è +1,2% (a giugno era sempre +1,7%).

“Il pivot della Fed sembra più lontano”

Spiega Anna Stupnytska, global macro economist di Fidelity International: “Anche senza toccare i 100 pb, la Fed è riuscita comunque a spiazzare i mercati attraverso il dot plot di settembre, rafforzando il messaggio hawkish di Powell a Jackson Hole. La lotta all’inflazione rimane l’obiettivo principale della Fed e il tanto atteso “pivot” sembra ora più lontano: finché non si vedranno dati concreti che dimostrino che l’inasprimento della politica monetaria si trasmette all’economia reale, la Fed continuerà il suo percorso di rialzo. Notiamo, tuttavia, che se le condizioni finanziarie si inaspriscono in modo significativo, potremmo assistere a una pausa anticipata, ma al momento siamo ben lontani da questa eventualità e l’incertezza rimane molto alta a causa di molti fattori che la influenzano”.

Dollaro, nuovi massimi dal 2002. Rimbalza il petrolio

Come anticipato, il dollaro è l’unico asset che si è andato apprezzando dopo l’annuncio di Powell, raggiungendo quota 111 sul dollar index, ai massimi da giugno 2002. Euro dollaro è arrivato a fiorare la rottura di 0,98 prima di trovare il rimbalzo (+0,4%, grafico sotto), lo stesso vale per la sterlina che raggiunge il nuovo minimo a 1,12. Sul fronte del gas, anche la terza settimana di settembre si muove sotto i 200 euro per megawattora ai minimi degli ultimi due mesi grazie ai siti di stoccaggio del gas naturale quasi pieni e i piani dei governi per frenare l’impennata dei prezzi dell’energia.

Nel frattempo, l’annuncio del presidente Putin di una parziale mobilitazione militare in Russia ha sollevato ulteriori preoccupazioni per l’escalation della guerra in Ucraina. Trova il rimbalzo anche il petrolio, che torna a oscillare attorno agli 83 dollari al barile dopo la brusca caduta di ieri sera alla notizia dell’inasrpimento ulteriore della politica monetaria da parte della Fed.