Trimestrali, tocca alle banche. Pronti via e Unicredit firma l’annata migliore del decennio e il miglior trimestre di sempre. Milano parte positiva con un rialzo dello 0,6% a 26.509 punti, meglio di Francoforte (-0,2% a 15.059 punti) e Parigi (-0,1%, 7.060 punti), prudenti alla vigilia delle decisioni della Fed dopo il rosso di Wall Street serale, e il merito per i guadagni di Piazza Affari in avvio va anche all’istituto guidato dal ceo Andrea Orcel (+0,6% in apertura).

A incidere sull’andamento del vecchio continente è anche la revisione al rialzo da parte del Fmi della stima sull’economia mondiale sia per il 2022, sia per le previsioni del 2023 (potete visionare il documento integrale qui). L’aggiornamento trimestrale arriva dal World Economic Outlook: la crescita globale rallenterà dal +3,4% dell’anno appena trascorso al +2,9% nel 2023, per poi risalire al 3,1% nel 2024. È una previsione più alta di 0,2 punti percentuali rispetto all’ottobre scorso, seppur ancora sotto la media storica del 3,8% che si estende dal 2000 al 2019. A pesare sono gli aumenti dei tassi d’interesse per combattere l’inflazione e la guerra in Ucraina, ricordando che tra mercoledì e giovedì Fed, Bce e Boe comunicheranno le loro strategie monetarie mentre a incidere sulla revisione al rialzo c’è anche la recente riapertura della Cina.

Nove economie avanzate su dieci probabilmente rallenteranno, spiega il Fondo Monetario Internazionale. Nel dettaglio, la crescita degli Usa rallenterà dal +2% del 2022 al +1,4% nel 2023 e al +1% nel 2024 a causa degli aumenti dei tassi d’interesse. Nell’area Euro, attesi un +0,7% nel 2023 (in miglioramento del +0,2% rispetto alla stima di ottobre) e un +1,6% nel 2024 (-0,2% rispetto a ottobre). Per la Cina, previsto un +5,2% nel 2023 (+0,8 punti rispetto a ottobre) e un +4,5% nel 2024 (invariato).


Grf Ftse Mib by Borsa Italiana

Unicredit, numeri da capogiro

Si diceva di Unicredit: è evidente che il rialzo dei tassi faccia bene agli istituti bancari e la prova del nove arriverà da Intesa Sanpaolo, i cui conti verranno pubblicati venerdì ma il bilancio è positivo anche per Ubs, la banca numero uno in Svizzera. Per l’ultimo trimestre del 2022 i ricavi di Unicredit sono di 5,719 miliardi di euro, oltre il consenso pari a 5,120 miliardi. Con margine operativo lordo di 3,246 miliardi, ancora meglio del consensus (2,565) e un utile netto di 1,457 miliardi (1,102 miliardi le aspettative).

E il 2022? L’anno migliore dell’ultimo decennio Unicredit, come anticipato. Ricavi annuali oltre i 20 miliardi (le stime degli analisti si erano fermate a 19,738 miliardi), il margine operativo lordo vola a 10,782 miliardi (10,105 le attese), l’utile netto di 5,227 miliardi (5,070 miliardi le attese) per un Cet 1 ratio, l’indice di solidità patrimoniale, del 16% (15% la media degli analisti). Il dividendo sale dell’82%, per una distribuzione relativa al 2022 di 5,25 miliardi, +1,5 mld rispetto all’anno precedente. La proposta di dividendo in contanti è di 1,91 miliardi, cui sommare il buyback per 3,34 miliardi, previa via libera degli rgani di vigilanza e degli azionisti.

Storie di borsa: non solo Unicredit

Le banche guadagnano dai buoni risultati di Unicredit. Banco Bpm sale del 2,7%, guadagno simile per Finecobank mentre Bper Banca cresce del 2,1%. Sotto i due punti percentuali Intesa Sanpaolo mentre le vendite maggiori si concentrano su Ferrari, -1,7%, e Leonardo, -1,1%. Prese di beneficio anche su Stmicroelectronics dopo i recenti guadagni: -0,8%.

Tim, -0,7%, resta un titolo estremamente caldo, specie dopo il rally alla vigilia sulle attese dell’operazione che andrebbe a toccare la rete valutando l’ingresso nell’alleanza pubblicitaria dei big europei del settore. Juventus (-0,1%) farà ricorso contro la detrazione di 15 punti in classifica dopo le motivazioni della decisione della condanna da parte della Corte Federale d’Appello (ne abbiamo parlato qui).

Agenda macro: Cina, Francia e Germania

L’agenda macroeconomica odierna viene inaugurata dal Pmi manifatturiero cinese, uno degli indicatori più importanti dell’economia di Pechino. Il dato di gennaio è 50,1 (grafico sotto), al di sopra del consenso del mercato fermo a 49,8 e migliore dei 47 punti registrati a dicembre. La brusca decisione del colosso asiatico di uscire dalla politica zero Covid evidentemente ha inciso. Così i nuovi ordini sono rimbalzati ed è il primo aumento (oltre i 50 punti il settore è in espansione, sotto è in contrazione) negli ultimi sette mesi. Le vendite all’estero sono ancora in calo ma a un ritmo più contenuto (46,1 contro 44,2 precedente), va ad attenuarsi anche il calo dell’occupazione e anche l’attività di acquisto è cresciuta per la prima volta in 4 mesi, con il ritmo più alto degli ultimi sette mentre il sentiment delle imprese è ai massimi da giugno.

Guardando all’Europa,  l‘economia francese cresce del +0,1% su base trimestrale, negli ultimi tre mesi del 2022, in rallentamento rispetto al +0,2% nel periodo compreso tra luglio e settembre ma superando le previsioni di mercato di una lettura piatta.

Terzo trimestre consecutivo di espansione per Parigi, che dunque sorprende le aspettative di mercato al contrario di Berlino nelle vendite al dettaglio, crollate inaspettatamente del 5,3% su base mensile a dicembre dopo il +1,9% di novembre e il +0,2% atteso dal mercato: si tratta del più forte calo in Germania da luglio 2021 mentre su base annuale la contrazione è del -6,4% (-4,1% nella seconda metà dell’anno), ulteriore segnale di una recessione possibile nel vecchio continente, aspettando i dati del Pil dell’Eurozona in tarda mattinata e dell’inflazione tedesca. Occhio però all’indice dei prezzi al consumo di Parigi, che torna a salire stando alle stime preliminari: +6% a gennaio dopo il +5,9% di dicembre (ma al di sotto del +6,1% delle stime).

Valute: euro e dollaro

Gennaio è ormai in archivio e il dollaro chiude il quarto calo mensile consecutivo, appena sopra area 102. L’attesa degli investitori rimane per una Fed che alzerà i tassi di 25 punti base ma ora è la recessione a preoccupare, più che il ritmo più lento di inasprimento della politica della banca centrale. Euro dollaro ha raggiunto un massimo di 1,09 a gennaio (grafico sotto), sui massimi dallo corso aprile. La Bce è pressoché scontato aumenti i tassi di 50 punti base, portando i costi di indebitamento a livelli record dal 2008. La riunione in cui il ritmo del rialzo potrebbe calare è quella di marzo ma è risaputa la spaccatura del board tra il presidente Christine Lagarde, tra i più falchi, e alcuni membri, a partire Fabio Panetta, in versione colomba.

Materie prime: petrolio e gas

I futures sul petrolio sono rimasti sotto i 78 dollari al barile martedì dopo aver perso circa il 4% nelle ultime due sessioni, l’attesa per le decisioni delle banche centrali è il market mover principale per le materie prime in questo momento. E le previsioni del rallentamento globale confermate dal Fmi vanno proprio in questa direzione. Al momento sul greggio è questo il sentiment prevalente, che va oltre la domanda destinata ad aumentare dall’Asia, anche in virtù della robusta offerta proveniente dalla Russia che si sta appoggiando alla domanda di Pechino.

Risale il prezzo del gas del 9% (grafico sotto) dopo il -17% della scorsa settimana e il Ttf si riporta sopra i 60 euro per megawattora. Gli impianti di stoccaggio nel vecchio continente sono pieni per il 73% circa, al di sopra della media decennale del 54%. Le forniture dei gasdotti norvegesi verso Francia, Germania, Olanda e Regno Unito sono aumentate ma ancora al di sotto della capacità massima ma a incidere sul prezzo al rialzo  è ancora lo stabilimento di Freeport, in Texas, secondo esportatore di gas naturale americano, chiuso da giugno 2022 causa incendio, che ha rirpreso a ricevere piccole quantità di gas la scorsa settimana.