A fine giornata la colonna sonora non potrà che essere: “It’s been a Fed day” citando la vecchia canzone dei Rem. Stasera tocca alla Federal Reserve comunicare le proprie strategie di politica monetaria, per la due giorni più importante del primo trimestre 2023.

Perché poi giovedì toccherà alla Bce e alla Boe e se è vero che è scontato un aumento di 25 punti base per l’istituto americano e di 50 punti per quello europeo e britannico, è altrettanto vero che le maggiori attenzioni degli investitori saranno rivolti a qualsiasi indizio sulle prossime mosse, che si trovi sul comunicato stampa emesso poco prima della conferenza o nelle parole dei governatori. Prudenza inevitabile sui mercati, che poi è quella che stiamo osservando in questi giorni.

Milano ancora la migliore in apertura

Piazza Affari parte con un guadagno attorno al +0,5% sostenuta ancora dal comparto bancario dopo esser stato il miglior indice europeo alla vigilia con un +1% finale. La rincorsa dei 27.000 punti continua, per il Ftse Mib nei primi minuti di scambi l’oscillazione è su quota 26.760. Francoforte si muove sotto la parità, -0,08% a 15.119 punti. In Germania la paura per la recessione è la più evidente tra i paesi europei, specie dopo i segnali legati al Pil del quarto trimestre 2022 che si è contratto dello 0,2%. Parigi +0,16% in apertura a 7.059 punti.

Lo spread si muove in area 190 punti base, in lieve rialzo. Il rendimento del Btp rimane sui valori della vigilia a +4,27%, così come quello del Bund tedesco, non distante dal 2,3%.


Grf Ftse Mib by Borsa Italiana

Storie di borsa: Intesa, Unicredit, Enel, Ovs (+10%!)

Tutti i riflettori sono rivolti ora a Intesa Sanpaolo e alla sua, di trimestrale, che però non verrà pubblicata prima di venerdì. Di sicuro i risultati di Unicredit hanno posizionato l’asticella delle aspettative decisamente in alto. Ed è proprio Intesa il titolo migliore in avvio: +1,7%, seguito da Bper Banca +1,5% e dalla stessa Unicredit, +1,2%. Da seguire Amplifon, +1%, i risultati del bilancio di Novartis potrebbe dare una spinta al settore farmaceutico.

Gli investitori guardano anche a Enel (-0,15%) con le stime sul valore degli asset di generazione e distribuzione che il gruppo si avvia a cedere in Perù per tagliare il debito (si parla di 3 miliardi di dollari). Stellantis (+0,9%) ha comunicato a mercati chiusi la previsione di disporre entro la fine dell’anno le tecnologie necessarie per sviluppare veicoli ibridi a etanolo in Brasile, mercato tra i più interessanti fra quelli emergenti.

Fuori dal Ftse Mib occhio a Ovs (+9,9%) trimestrale positiva con ricavi netti consolidati in crescita dell’11% (420 milioni di euro) così come in aumento è l’Ebitda (+10%) rispetto all’ultimo esercizio.

Fed, ma non solo: occhio a Meta e al dato Adp

Si diceva della Fed. I tassi d’interesse al momento sono al 4,5% (grafico sotto). Secondo gli analisti potrebbero arrivare all’interno della forbice compresa tra il 5% e il 5,25%: solo a quel punto gli aumenti si fermeranno e dovrà passare un bel po’ di tempo, forse un anno intero, prima di una nuova politica monetaria espansiva (tradotto: taglio dei tassi). Tutto dipenderà da quanto ci metterà l’inflazione a rientrare nei ranghi -o quantomeno a riavvicinarsi- del 2%.

Ma non c’è solo la Fed. L’altro market mover è Meta Platforms, con la sua trimestrale, che verrà pubblicata a mercati chiusi mentre giovedì toccherà ad Amazon, Apple e Alphabet, un test importantissimo per le big tech che farà da termometro della recessione incombente negli Usa, unito al dato atteso nel pomeriggio relativo ai posti di lavoro delle imprese private americane non agricole (Adp), altro indicatore fondamentale dello stato di salute dell’economia oltreoceano.

Agenda macro: Cina, Italia ed Eurozona

Sempre sull’agenda macroeconomica, nella notte l’indice Caixin cinese, uno dei più importanti dell’industria manifatturiera del paese, è salito a 49,2 punti nel mese di gennaio, al di sotto del 49,5 atteso, sesto mese consecutivo di contrazione ma anche il calo meno forte degli ultimi cinque mesi. Durante la mattinata si aspettano i dati dell’indice Pmi manifatturiero anche nel vecchio continente, ma soprattutto l’inflazione in Italia e nell’Eurozona: l’ultima rilevazione a dicembre dell’11,6% per il nostro paese è stata la più alta tra i principali Stati Ue. Stamane si attende un calo pari a +10,1, sarebbe l’aumento più moderato degli ultimi quattro mesi (grafico sotto).

Valute: euro, dollaro e sterlina

Prudenza sul mercato valutario, con il Dollar index appena sopra quota 102 diventata soglia psicologica nel lungo periodo, testata come resistenza nel 2017 e nel 2020 e poi come supporto tra 2022 e inizio 2023 guardando agli ultimi sette anni. Al di là dei 25 punti base di rialzo attesi dal mercato da parte della Fed, l’andamento del biglietto verde dipenderà molto dai dati macro in arrivo nel pomeriggio e dalle indicazioni sulle prossime intenzioni del Fomc, il braccio operativo della Federal Reserve. In caso di ulteriori indizi di alleggerimento per quanto riguarda le strategie di politica monetaria, è possibile che il dollaro scenda ancora.

Euro sotto pressione con l’indice Pmi e l’inflazione dell’Eurozona in arrivo. Al momento rimane forte nel breve periodo sopra 1,08 ai massimi da aprile 2022 con un +1,1% nel mese di gennaio, con la Bce che al contrario della Fed dovrebbe mantenersi aggressiva sul rialzo dei tassi. Occhio anche alla sterlina che sta testando la resistenza di 1,24 nel cambio con il dollaro (grafico sotto) sui massimi negli ultimi 8 mesi, aspettando il mezzo punto percentuale di rialzo dei tassi da parte della Bank of England, che si dovrebbe confermare la banca centrale più severa a livello di inasprimento monetario.

Materie prime: petrolio e gas

Sul petrolio si attende il vertice di Vienna dell’Opec, al via alle 11 di questa mattina, gli attuali livelli di produzione di greggio dovrebbero essere mantenuti in una giornata in cui occorre cautela, tra Fed, impatto della riapertura economica della Cina (l’indice Caixin reso noto oggi dice che la ripresa c’è, ma è più lenta delle attese), le ultime sanzioni sull’offerta russa e lo stato di salute dell’economia Usa. In mattinata il prezzo rimane sotto gli 80 dollari al barile.

Il gas è tornato appena sotto i 60 euro per megawattora dopo il +9% della vigilia per le temperature destinate a scendere nel vecchio continente. In aumento le richieste ai gasdotti norvegesi da parte di Francia e Danimarca. Il mese di gennaio è stato complessivamente all’insegna di un prezzo, quello del Ttf, in netto calo: -22% (grafico sotto).

Cripto: bitcoin, che gennaio!

Da segnalare infine l’andamento del bitcoin nel primo mese dell’anno: ancora sopra i 23.000 dollari, la principale criptovaluta di riferimento ha segnato il miglior gennaio dal 2013, con un aumento di valore del 38%. Il 2022 era andato agli archivi con un crollo del prezzo di quasi il 70%.