Partenza in calo per Piazza Affari nonostante Tim subito forte, così come al ribasso è l’avvio del resto dei mercati europei in quella che è la settimana delle banche centrali, chiamate a comunicare le nuove decisioni di politica monetaria per la prima volta nel 2023: probabilmente si tratta dell’evento più importante del primo trimestre dell’anno. Ma è un’ottava, quella che inizia oggi, supportata anche da dati macro altrettanto importanti (Pil e inflazione in Eurozona, Non Farm Payrolls negli Usa) e trimestrali attesissime (Meta, Google, Amazon).

Milano apre debole: -0,1% a 26.395 punti. Francoforte segna un ribasso dello 0,5% a 15.078 punti mentre Parigi perde lo 0,6% a 7.049 punti. Risale lo spread, ora in area 195 punti con il rendimento dei Btp in area 4,2% mentre il Bund si muove attorno al 2,2%.


Grf Ftse Mib by Borsa Italiana

Storie di borsa: Tim, A2A, Eni, Unicredit

Tim è il titolo migliore dopo i primi minuti di scambi: +1,7% per poi accelerare ulteriormente al rialzo (+3,4% dopo neanche mezz’ora di contrattazioni) a un anno dalla nomina di Pietro Labriola come ceo della compagnia. Segue Saipem, +1% e poi anche Unicredit, +0,9% aspettando la trimestrale che verrà pubblicata martedì. Tenaris è il titolo più venduto, -1,8%, seguito da Moncler, -1,3% e Iveco, -0,9% su cui pesano prese di beneficio dopo le buone performance della settimana scorsa (come spieghiamo qui).

Non solo Tim. Da monitorare A2A (+0,5%) che nella tarda serata di venerdì ha collocato con successo un nuovo green bond da 500 milioni di euro, durata 11 anni. Un’emissione, quella dell’utility, che ha registrato grande interesse, con ordini per circa 2,2 miliardi di euro: quattro volte l’ammontare offerto. Occhio anche a Intesa Sanpaolo (+0,06%), che pubblicherà i propri conti venerdì. E ovviamente Eni (-0,5%), che ha firmato un accordo del valore di 8 miliardi di dollari e durata 25 anni per la produzione ed estrazione di gas in Libia con la compagnia statale Noc.

Agenda macro: i dati più attesi della settimana

Si diceva dell’agenda macroeconomica. Si comincia con il Pil tedesco in tarda mattinata, assieme alla fiducia dei consumatori in Eurozona con l’euro ancora piuttosto forte nel cambio con il dollaro, tra 1,08 e 1,09 sui livelli massimi degli ultimi nove mesi. Martedì è il giorno dell’indice Pmi manifatturiero e non in Cina, che ha riaperto il mercato dopo il capodanno lunare durato, come di consueto, una settimana. Ma anche del Pil su base trimestrale di Francia, Italia e area Euro, oltre alla fiducia dei consumatori negli Stati Uniti.

Mercoledì la Fed deciderà di quanto alzare i tassi, le aspettative sono tutte per un intervento da 25 punti base (grafico sopra), ma c’è attesa anche per l’indice dell’inflazione in Eurozona. Giovedì tocca poi a Bce (si attende un aumento di 50 punti base con il board che appare spaccato) e Bank of England, la prima grande banca centrale ad aver avviato una politica monetaria restrittiva. Infine venerdì sarà il giorno dell’indice dei prezzi alla produzione dell’area euro e dei non farm payrolls americani.

Il tutto senza considerare le trimestrali, inaugurate proprio nella seduta odierna da Ryanair. Seguiranno martedì i conti di Caterpillar, Exxon Mobil, Gm, McDonald’s e Pfizer negli Usa, ma anche Unicredit e le grande banche in Italia e in Europa. Occhio alle big tech attese per il 2 di febbraio: Alphabet, Amazon ed Apple.

La trimestrale di RyanAir

Si diceva di RyanAir: utile di 211 milioni di euro nei tre mesi chiusi al 31 dicembre rispetto a un utile pre-Covid di 88 milioni. A impattare sul dato la forte domanda di viaggi repressa durante le festività natalizie e di ottobre che andrà avanti anche nel primo trimestre 2023. Il vettore irlandese prevede ancora un utile al netto delle imposte compreso tra 1,33 miliardi di euro e 1,43 miliardi di euro. All’inizio di gennaio, il vettore ha alzato la sua precedente previsione di 1 miliardo di euro a 1,2 miliardi di euro. Si attende un boom di prenotazioni sia a Pasqua sia nell’estate 2023.

Renault taglia le quote Nissan

Da monitorare anche Renault, che ha fatto sapere in mattinata di aver concordato con Nissan una ristrutturazione della loro ultra decennale alleanza (la prima firma nel 1999). Il gigante dell’automotive europeo trasferirà il 28,4% delle azioni della compagnia giapponese in un trust francese.

L’accordo, che è ancora in attesa dell’approvazione del Cda, prevede che i diritti di voto nel trust saranno “neutralizzati” per la maggior parte delle decisioni, ma i diritti economici (dividendi e proventi della vendita delle azioni) andranno ancora interamente a beneficio di Renault fino alla vendita di tali azioni.

Ripartono le borse asiatiche

Intanto, come anticipato, la Cina ha riaperto i mercati dopo aver chiuso l’intera settimana scorsa per il capodanno lunare. Gli analisti si attendono un mercato toro per le borse asiatiche: Shenzhen è cresciuto dell’1%, Shanghai +0,2%. In controtendenza Hong Kong, che nel finale di seduta è sotto del -2,7% zavorrata dai titoli immobiliari e tecnologici, sostanziali prese di beneficio dopo il +56% raccolto negli ultimi tre mesi. Piatta Tokyo, +0,1%, in lateralità da 4 sedute di fila.

Materie prime: petrolio e gas

Il prezzo del petrolio fluttua non distante dagli 80 dollari al barile (grafico sopra). Alle speranze della ripresa della domanda in Cina (nel weekend le autorità di Pechino hanno dichiarato di voler promuovere la ripresa dei consumi) si aggiungono le tensioni in Medioriente che contribuiscono a far alzare il valore del Wti, senza considerare ancora i timori del rallentamento economico globale, la resistenza dell’offerta russa e le decisioni imminenti delle banche centrali.

Il gas rimane appena sopra i 50 euro per megawattora, sui minimi da settembre 2021 (grafico sotto) mentre l‘oro si mantiene in lateralità a 1.926 dollari l’oncia dopo aver guadagnato oltre il 6% dall’inizio dell’anno. Da monitorare il bitcoin che domenica ha sfiorato i 24.000 dollari come non succedeva da agosto.

Valute: il dollaro aspetta la Fed

L’indice del dollaro, ancora sui 102 punti (grafico sotto), attende con cautela la decisione sui tassi della Fed attesa per mercoledì sera. Si prevede un aumento contenuto, un quarto di punto: a conferma di ciò i dati pubblicati venerdì che hanno mostrato un’inflazione core in fase di rallentamento ai minimi da un anno e anche la spesa dei consumatori Usa è diminuita più del previsto a dicembre. Tradotto: possibile lieve recessione entro la seconda metà del 2023 con la Federal Reserve più cauta nei rialzi dei tassi (che potrebbero rimanere al di sotto del 5%) indicando un rallentamento dell’economia alla fine dell’anno scorso e la maggior parte degli analisti prevede una lieve recessione entro la seconda metà del 2023.