Prosegue il rimbalzo dei mercati europei dopo l’ottovolante di giovedì, giorno in cui l’inflazione americana ha provocato la deriva al ribasso delle borse internazionali, capaci poi di riprendersi e chiudere in rally, con guadagni superiori al punto percentuale. A fare da traino nel giorno della pubblicazione dei conti di Citigroup, JP Morgan e Morgan Stanley sono i futures di Wall Street, con il mini Sp500 e il Nasdaq che balzano dello 0,6% in continuità con la chiusura di ieri sera (Dow Jones +2.8%, Sp&500 +2,6%, Nasdaq +2,2%).

“L’Inflazione Usa all’8,2%? Per il mercato una brutta notizia, ma non troppo”

“In un mercato che vive di aspettative e che soffre l’attivismo delle banche centrali -è il commento dell’analista indipendente Pietro Paciello si è consolidato il cosiddetto sentiment ‘meno peggio, buona notizia’. In questo caso il dato dell’inflazione Usa (grafico sotto) ha ribadito il modus operandi della Fed. Un dato inflattivo, ma non iper inflattivo. La speranza dunque è che la mano di Powell vada a essere stabilmente orientata per i tagli già annunciati. Quindi una brutta notizia, ma non quanto si temeva. Il mercato è sulle corde su grandi livelli di iper-venduti e di supporto. E ha registrato una reazione nervosa, quasi confusa, che già si vedeva da alcune variabili disallineate, vedi il ritorno di forza del dollaro durante la fase di scossa dell’azionario, poco coerente. La lettura intermarket corretta è stata poi trovata, con il biglietto verde giù e listini al rialzo”.

Borse Ue, partenza in linea con la chiusura di giovedì

Dopo aver perso quasi 400 punti alla pubblicazione del dato dei prezzi al consumo Usa con tanto di recupero nelle tre ore successive dunque Piazza Affari riparte con un gap up di altri 300 punti: guadagna l’1,6% a quota 21.115. Francoforte sale dell’1,7% a 12.577 punti. Ancora meglio fa Parigi: +1,8% a 5.987 punti mentre Madrid segna +1,7% a 7.476 punti.

Sul Ftse Mib tenta il recupero A2A, acquisti pari al 3,4% appena sotto l’euro per azione. Diasorin sale del 2,8%, Recordati del 2,6%. Bene anche il lusso con Moncler in guadagno del 2,6% mentre Leonardo è l’unico sotto zero, con vendite dello 0,2%. Lo spread si muove appena sopra i 240 punti base, in lieve ribasso. I rendimenti scendono: 4,6% per il btp decennale, 2,1% per il bund tedesco. 


Grf Ftse Mib by Borsa Italiana

Da tenere d’occhio ancora Mps e Stellantis

Tornando a Milano, fra le storie di borsa da monitorare ancora Mps, che a proposito di volatilità in questo periodo non è seconda a nessuno: +10% mercoledì, sospesa per eccesso di ribasso giovedì con ribassi fino a -33% nel giorno in cui è arrivato il via libera definitivo all’aumento di capitale da 2,5 miliardi (manca solo l’ok della Consob), il settimo negli ultimi 14 anni per un totale di 26 miliardi di denaro fresco a sostegno dell’istituto senese. Da seguire Stellantis, dopo l’accordo ad Algeri tra Fiat e il governo nordafricano per lo sviluppo del settore nel paese. Oggi termine l‘opa su Cellularline finalizzata al delisting da parte di 4Side. Prorogato il periodo di adesione fino al 21 ottobre all’opa promossa da Poste Italiane su azioni e warrant di Sourcesense.

In agenda macro da tenere d’occhio la bilancia commerciale dell’Eurozona per il mese di agosto e l’inflazione in Francia (5,6% a settembre, in calo, confermando le stime) dopo la pubblicazione nella notte del dato in Cina, in crescita del 2,8% rispetto al 2,5% precedente, rispettando le attese, ai massimi da aprile 2020 a causa di un forte aumento del costo del cibo (inflazione alimentare +8,8% contro il 6,1% di agosto). Nel pomeriggio attesa per le vendite al dettaglio negli Usa e l’indice di fiducia dei consumatori dell’università del Michigan a ottobre preliminare.

Dollaro giù nonostante l’inflazione deludente: spiegazione

Sul fronte valutario, come detto, forte volatilità anche sull’indice del dollaro, che si mantiene sopra i 112,6 (grafico sotto) dopo il forte calo della vigilia, appesantito dal miglioramento del sentimento del rischio nonostante i dati roventi sull’inflazione Usa (+8,2%), in calo rispetto al mese precedente (+8,3%) ma al di sopra delle aspettative (8,1%) che hanno cementato un altro rialzo dei tassi della Fed il prossimo mese (almeno 75 punti base a novembre).

Il biglietto verde ha registrato un passo indietro sia nei confronti dell’euro, risalito a 0,98 prima di riposizionarsi appena sotto tale soglia, e della sterlina, che sta beneficiando delle speculazioni di un’inversione di rotta della politica nel Regno Unito: giovedì il pound ha raggiunto guadagni superiori al 2% fino a 1,14 (nella seduta odierna 1,1260). Spiega Saverio Berlinzani, analista ActivTrades: “Come si spiega il dollaro che scende considerato il dato inflattivo? La risposta si può trovare nel posizionamento del mercato, che ha visto per tutto l’anno gli istituzionali long sul biglietto verde e short su euro e sterlina, oltre allo yen. Ora però sembrano orientati a portare a casa dei  benefici attraverso la chiusura delle posizioni long greenback”.

Materie prime, petrolio verso un ribasso del 4% settimanale

Non superano i 90 dollari al barile le quotazioni del Wti, per un ribasso del 4% questa settimana. Apparentemente l’effetto Opec+, con la sua decisione di ridurre la produzione, sembra essersi già esaurita, perché i mercati sono più preoccupati dall’indebolimento delle prospettive della domanda a causa dell’aumento dell’inflazione, dai rischi della recessione globale e dal rallentamento della richiesta cinese, ancora aggrappata alla sua politica zero-Covid.

Il gas europeo è sceso a 150 euro al megawattora dopo il +7% della vigilia, a causa di alcuni problemi segnalati in un paio di impianti di estrazione in Norvegia, che ha superato la Russia come il più grande fornitore di gas all’Europa. I flussi da Mosca attraverso l’Ucraina per ora sono stabili ma le tensioni sono in aumento. I prezzi rimangono di oltre il 50% al di sotto dei livelli record raggiunti a marzo e ad agosto sopra i 300 euro per megawattora. Inoltre, i siti di stoccaggio, ormai pieni (Germania 94,97%, Francia 98,97%) rappresentano il 22,5% del consumo annuo.