Il mercato avrebbe potuto reagire molto peggio dopo il rialzo dei tassi della Fed, 25 punti base, della Banca nazionale svizzera, 50 punti, e della Bank of England, 25 punti base. E invece l’Europa chiude limitando al massimo le perdite, con gli indici principali vicini allo zero o, nel caso di Parigi, appena sopra la parità. Decisiva in questo senso Wall Street, che si muove positiva a metà seduta, in particolare da segnalare il rally del Nasdaq, +2,1%. Guadagnano terreno anche S&P 500 +1,2% e Dow Jones +0,9%.
Più delle mosse delle banche centrali contano infatti le parole dei governatori. Secondo Jerome Powell la Banca centrale è ormai vicina a porre fine alla campagna di rialzo dei tassi prima di quanto sembrasse probabile due settimane fa, aggiungendo che le banche Usa sono ben capitalizzate e solide. Anche la Bns ha dichiarato che la crisi di Credit Suisse è ormai archiviata, senza alcun tipo di contraccolpo o di contagio.
Spread stabile, giù i rendimenti di Btp e Bund
Tuttavia sul fronte macro l’indice di fiducia dei consumatori dell’area euro si attesta a -19,2 punti a marzo, in ulteriore calo dal -19,1 di febbraio, deludendo il consenso che si aspettava un calo di 18,2 punti.
Milano chiude con un -0,1% a 26.482 punti. Francoforte rimane appena sotto la parità: -0,04% a 15.210 punti mentre Parigi segna un lieve rialzo: +0,1% a 7.139 punti. In forte calo i rendimenti: il decennale italiano torna ad accarezzare il supporto del 4% mentre quello tedesco torna in area 2,1%, per uno spread che rimane aggrappato ai 185 punti base.
Piazza Affari, volano Inwit e utility. Giù le banche
A Piazza Affari denaro su Inwit, maglia rosa con +5,2% in scia alle voci sulla possibile offerta da parte di Ardian. Positiva anche Terna, +2,71%, in scia ai positivi giudizi degli analisti all’indomani dei conti, e in generale le utility (Snam +1,76%, A2A +1,32%).
Tra i titoli peggiori spicca Banco Bpm, -3%, e in generale il settore bancario (Bper -1,8%, Mediobanca -1,3%). Il più venduto però è Saipem, -3,4%, dopo un guadagno del 16% nelle ultime quattro sedute. Rosso anche per Tenaris, -2,25%, e Diasorin, -2,52%. Fuori dal Ftse Mib da segnalare il rally di Webuild, +3,27%, e Unieuro, +4,81%, che ha chiuso l’esercizio 2022/23 con ricavi pari a 2,884 miliardi di euro.
Guardando alle materie prime, il petrolio torna a posizionarsi in area 70 dollari al barile, inevitabilmente appesantito dal debole sentiment globale. I dati ufficiali mostrano le scorte di greggio aumentati inaspettatamente di 1,1 milioni di barili la scorsa settimana, ai massimi da maggio 2021 anche se il mercato rimane rialzista sulle prospettive per la Cina.
Forex, Fed effect: sesto calo di fila per il dollaro
L’indice del dollaro perde il -0,31% a 102,120, sesto calo giornaliero consecutivo, in quello che è la più lunga serie di sedute negative degli ultimi due anni e mezzo, dopo che la Fed ha lasciato intendere di essere non lontano da una pausa nel percorso di aumento dei tassi d’interesse: “Ci saranno ulteriore aumenti, ma non più continui aumenti”.
Il divario spinge l’euro al nuovo massimo da sette settimane fino a 1,0903 dollari, dopo sei sessioni consecutive di apprezzamento. Occhio anche alla sterlina, che guadagna lo 0,4% sul biglietto verde a 1,23, dopo l’aumento odierno dei costi di finanziamento.