Le rassicurazioni dei leader dell’Ue, della Bce e della Fed non bastano. Deutsche Bank perde il 14% e trascina giù l’intero settore in Europa, colpito dal timore che le autorità di regolamentazione non abbiano ancora contenuto il peggiore shock per il settore dalla crisi finanziaria globale del 2008 (ne parliamo qui). E così i listini chiudono negativi, a partire da Piazza Affari: -2,2% a 25.892 punti, l’indice peggiore tra i principali del vecchio continente. Francoforte perde l’1,6% e scivola sotto i 15.000 punti, Parigi chiude con un ribasso dell’1,7%, a 7015 punti. Si chiude una settimana turbolenta anche se il bilancio non è pesante (Milano conclude l’ottava sotto dello 0,4%).
Ultimo a parlare tra le autorità, il membro del consiglio direttivo dell’Eurotower Mario Centeno: “Il sistema bancario europeo non sta mostrando segni delle crescenti tensioni finanziarie riscontrate al di fuori della zona euro, sebbene non sia completamente isolato a causa delle sue interconnessioni. Non vedo segnali, di sicuro la Bce sta monitorando costantemente la stabilità finanziaria”.
Tuttavia le turbolenze del sistema bancario hanno letteralmente travolto l’Eurosummit di Bruxelles. E infatti con una decisione senza precedenti nella storia del Consiglio, i presidenti Ursula Von Der Leyen e Charles Michel hanno cancellato la conferenza stampa di chiusura.
Deutsche Bank zavorra i bancari, Diasorin unico titolo in rally
Rimane sopra i 180 punti base lo spread, con il rendimento dei Btp che scende al 4% mentre quello del Bund oscilla ancora sopra il 2,1%. Al giro di boa, Wall Street è in una seduta debole: piatto lo S&P500 a -0,04% così come lo è anche il Dow Jones, -0,06%. Più consistenti le perdite del Nasdaq, che scende dello 0,4%.
Due soli titoli in attivo per Piazza Affari: Diasorin e Recordati, entrambi titoli difensivi, che avanzano rispettivamente del 3,6% e dello 0,3%. Forti vendite al contrario su Iveco, -5%, e ovviamente sulle banche a causa della pessima performance di Deutsche Bank: Banco Bpm, UniCredit e Bper Banca chiudono tutti e tre in calo del 4,1%. Intesa Sanpaolo termina in rosso del 2,4% e FinecoBank del 2,2%.
Unipol cede l’1,7% dopo aver comunicato venerdì di aver approvato i conti del 2022, confermando i preliminari resi noti a febbraio, che mostravano un utile netto di 866 milioni di euro, in aumento rispetto ai 796 milioni dell’anno precedente.
Grf Ftse Mib by Borsa Italiana
Storie di borsa: Mps, UnipolSai, Iren
Fuori dal Ftse Mib, Banca Monte Paschi Siena chiude in rosso del -3,3% dopo aver fatto sapere giovedì che la presidente del consiglio di amministrazione Patrizia Grieco ha rassegnato le proprie dimissioni al rinnovo del proprio mandato, dopo aver assunto un nuovo incarico in un’altra società quotata. UnipolSai chiude in rosso dell’1,5% dopo aver comunicato venerdì di aver confermato i conti preliminare relativi al 2022, resi noti a febbraio, che mostravano un risultato netto consolidato di 651 milioni, in calo rispetto ai 723 milioni dell’anno precedente.
Iren termina in rialzo del +2,1%. Il consiglio di amministrazione, giovedì, insieme ai risultati finanziari del 2022 ha approvato anche un aggiornamento del piano industriale al 2030, con il quale la società “conferma la visione strategica” ma “rafforza gli investimenti”, che saranno pari a 10,5 miliardi di euro nei prossimi otto anni, in aumento di 200 milioni rispetto al piano 2021-2030. Tra i ribassisti, che sono la maggioranza, Webuild cede il 4,7%, Banca Popolare di Sondrio arretra con il 4,1%. Male anche De’ Longhi e Juventus, che lasciano sul parterre il -4,1% e -3,7%.
Valute, in calo euro e sterlina
Si rafforza inevitabilmente il dollaro, in un clima di nervosismo sulle banche, Deutsche Bank in primis, nervosismo che i dati migliori del previsto sui Pmi di marzo nell’Eurozona non riescono a contrastare. L’indice del biglietto verde è in rialzo dello 0,59% a 103,210, mentre l’euro arretra dello 0,81% a 1,0743 dollari (grafico sotto). L’avversione al rischio fa scendere anche la sterlina dello 0,48% a 1,2226 dollari, nonostante i dati che mostrano una crescita dell’economia britannica nel primo trimestre e un aumento della fiducia.
I mercati osserveranno con attenzione la lettura dell’indice dei prezzi delle spese per consumi personali (Pce) della prossima settimana, venerdì, in cerca di indicazioni sulle prossime decisioni di Federal Reserve in materia di tassi.
Materie prime, nuovo crollo del petrolio
Il prezzo del petrolio è crollato di oltre il 3%, riportando il greggio a meno di 68 dollari al barile (grafico sotto). Il segretario all’Energia degli Stati Uniti Jennifer Granholm ha detto ai legislatori che sarà difficile rifornire le riserve strategiche di Wti quest’anno, provocando speculazioni secondo cui il governo degli Stati Uniti inizierà ad acquistare solo a prezzi ancora più bassi. Anche i segnali di una robusta offerta di greggio dalla Russia hanno pesato sui prezzi, il taglio precedentemente annunciato nella produzione petrolifera del paese deriverebbe da una base di produzione più elevata rispetto a quanto inizialmente indicato.
Inoltre, il settore bancario globale rimane impantanato nelle incertezze anche dopo che il segretario al Tesoro Janet Yellen ha affermato che le autorità sono pronte a intraprendere ulteriori azioni, se necessario, per stabilizzare le banche statunitensi, spingendo gli investitori a evitare attività rischiose.