Tre parole. Non farm payrolls. In italiano si traduce: “buste paga del settore non agricolo“. Si tratta di un indice macroeconomico che misura la variazione nel numero di salariati nel corso dell’ultimo mese per tutte le attività non agricole negli Stati Uniti: rappresentano circa l’80% dei lavoratori che producono il Pil americano ed è il dato singolo più importante nel rapporto sull’occupazione. Tiene conto soprattutto di questo indicatore la Fed, oltre che dell’inflazione ovviamente, nella valutazione e nell’eventuale alleggerimento, o inasprimento, della propria politica monetaria.

Borse europee positive, spread in lieve calo

Anche per questo c’è grande attesa sulle borse e come solitamente avviene in questi casi, l’attesa si traduce in prudenza, quantomeno in avvio di scambi. In questo caso con un briciolo di ottimismo, complice il prezzo del gas che scende ancora in area 240 euro per megawattora. Piazza Affari sale dello 0,7% (grafico sopra) a 21.464 punti. Francoforte sfiora l’1% a 12.760 punti. Parigi si aggira su un guadagno attorno al mezzo punto percentuale a 6.062 punti. Più cauta Madrid, +0,1% a 7.817 punti. In lieve calo lo spread a 234 punti base, così come il rendimento dei btp, un po’ più lontano dal 4%.

Non farm payrolls, cosa può succedere se il dato è negativo

Tornando ai non farm payrolls, un dato positivo indica uno stato di salute buono del mercato del lavoro americano. E in condizioni normali, le piazze finanziarie reagiscono solitamente aumentando gli acquisti. Quelle attuali però non sono affatto condizioni normali, tra ripresa post covid, crisi della supply chain, guerra, inflazione, recessione e shock legato ai prezzi dell’energia. Un mix letale di fattori che ha costretto le banche centrali ad aumentare i tassi d’interesse e con essi il costo del denaro, per strozzare la liquidità e di conseguenza far scendere i prezzi. Al recente simposio di Jackson Hole, il governatore della Federal Reserve Jerome Powell ha spiegato che le difficoltà di famiglie e imprese sarà il prezzo da pagare per abbassare il livello di inflazione, e che il dato dei prezzi al consumo di luglio, più basso delle attese, non è sufficiente per cambiare la view della Fed.

Al contrario, un risultato deludente dei non farm payrolls (le stime parlano di 300mila nuovi posti di lavoro, grafico sopra) esprime una tendenza più debole del mercato del lavoro americano, non più in grado di sostenere l’aumento del costo del denaro -e avvicinando ancora di più la recessione-. Se così fosse, la banca centrale americana potrebbe tentennare riguardo un rialzo dei tassi di 75 punti base per la terza volta consecutiva previsto per settimana prossima. Come a dire, forse l’economia americana non è ancora pronta per tre rialzi di tale portata. Un alleggerimento in questo senso darebbe più fiato ai mercati e alla liquidità degli investitori. Al contrario, un dato che conferma la solidità del mercato del lavoro Usa non farebbe che confermare la view della Fed, determinata a frenare l’inflazione a qualunque costo.

Rimbalza il petrolio, euro dollaro sotto la parità

Tornando a Piazza Affari, Exor è il titolo più acquistato, +1,9%. Bene i bancari, con Finecobank, +1,8%, e Banco Bpm, +1,7%. Vendite su Leonardo, -1,17%, prese di beneficio su Tim, -0,9%. Rimbalza il petrolio dopo i minimi alla vigilia a 85 dollari al barile, sui minimi dell’anno: +2,7% per il Wti che ora vale 88,7 $. Resiste l’oro sui supporti, a 1.700 dollari l’oncia. Rimane sotto la parità il cambio euro dollaro a 0,9953 (+0,2%), dopo aver quasi rotto i supporti a 0,99.