Si riparte all’insegna del comparto bancario a Piazza Affari, che consolida area 25.000 punti e aggiorna i massimi dal 4 aprile scorso in una seduta positiva in avvio per tutti gli indici europei. Sotto i riflettori Mps (+5%) e le dichiarazioni del ceo Luigi Lovaglio, secondo cui l’istituto senese sarebbe pronto per il risiko, anzi: il Monte dei Paschi non rappresenterebbe più un problema per l’Italia, pronta a più poli bancari. Ma anche all’insegna delle partite industriali, con Tim miglior titolo della prima ora di scambi.

A livello macroeconomico, aspettando l’inflazione in America e le trimestrali la prossima settimana, si guarda stamattina alla disoccupazione in Italia: 7,8% (grafico sopra), in calo rispetto al dato precedente (7,9%) rispettando le attese, e alla  produzione industriale tedesca, cresciuta dello 0,2% a novembre su base mensile, raddrizzando il -0,4% di ottobre, superando le previsioni di mercato (+0,1%).

Dopo mezz’ora di contrattazioni, Milano cresce dello 0,3% a 25.270 punti. Il Dax di Francoforte sale dello 0,18% a 14.637 punti mentre Parigi è appena sopra la parità: +0,06% a 6.865 punti. Spread appena sopra i 200 punti, in lieve rialzo, con il rendimento del Btp che consolida i minimi della scorsa settimana a 4,29%, mentre il Bund si muove in area 2,2%.


Grf Ftse Mib by Borsa Italiana

Tornando al Ftse Mib, è Bper Banca il titolo più comprato dei bancari, +1,6% di riflesso a quanto emerso dalle dichiarazioni di Lovaglio: su anche Mediobanca +0,9%, Unicredit +0,8%, stesso guadagno anche per Finecobank. Ma come detto è Tim a volare più alto di tutti, +2,4% in attesa che si riapra il tavolo con il governo, il cui piano per la creazione di una rete tlc nazionale piace al fondo Macquarie, al lavoro con le parti interessate per il progetto. Movimenti anche sul fronte delle utility e degli energetici: Iren potrebbe vendere una quota di minoranza della distribuzione gas (valore stimato: 700 milioni di euro), lo stesso vale per Edison e Snam, che considera la vendita di una quota di Stogit, che gestisce lo stoccaggio di gas. Tra i titoli più venduti spicca Erg, -1,8%, Leonardo -1,3% ed Enel, -1,1%. 

Sul fronte delle materie prime il petrolio sale in direzione dei 76 dollari al barile, +3% (grafico sopra) rimbalzando ulteriormente dai minimi di tre settimane, sostenuti dalle speranze di un’ulteriore ripresa della domanda in Cina e dalla prospettiva di una stretta monetaria meno aggressiva da parte della Federal Reserve. Guo Shuqing, segretario del partito della Banca popolare cinese, ha dichiarato domenica che la crescita economica di Pechino riprenderà rapidamente e tornerà al suo percorso “normale” mentre il governo fornisce maggiore sostegno finanziario alle famiglie e alle società private per aiutarle a riprendersi dal Covid- crollo indotto. Il principale gestore di hedge fund Pierre Andurand ha suggerito che i prezzi del petrolio potrebbero superare i $ 140 al barile quest’anno se l’Asia riaprisse completamente dopo i blocchi legati a Covid, come riportato da Bloomberg.

I prezzi del gas europeo, ai livelli pre-guerra ucraina di 70  euro al megawattora a metà gennaio, in calo di quasi il 50% rispetto al picco di dicembre e di un quinto dei livelli record raggiunti ad agosto, poiché le temperature più calde del previsto hanno attenuato i timori per le carenze e la necessità del razionamento del gas. L’Europa è pronta per il gennaio più caldo degli ultimi anni.

Guardando al forex, l’indice del dollaro è scivolato verso 103,5 (grafico sopra), prolungando un forte calo nella sessione precedente poiché i dati statunitensi più deboli del previsto pubblicati la scorsa settimana hanno acceso le speranze che la Federal Reserve rallenti il ​​ritmo dei suoi aumenti dei tassi di interesse, tra non farm payrolls e i dati Ism nel settore dei servizi.