Si muovono senza una direzione chiara i mercati europei all’apertura. Nella notte il dato più importante è quello dell’inflazione in Giappone: +3,8% (grafico sotto). Pari a un terzo rispetto all’indice dei prezzi al consumo in Italia, per il Sol Levante è anche la lettura più alta da gennaio 1991.

Da segnalare anche la seduta pesante di Wall Street che ha trascinato con sé anche il vecchio continente, dopo la pubblicazione del Pil americano su base trimestrale, decisamente superiore alle attese, al punto che gli investitori temono che la Fed possa decidere di rinviare l’allentamento della stretta monetaria, visto lo stato di salute dell’economia Usa. E così il Nasdaq sta attraversando quello che per ora è il peggior mese di dicembre dalla bolla dot-com, quando il cellulare più utilizzato era il Blackberry 5810.

Borse Ue senza direzione, rendimento Btp ai massimi da ottobre

Intanto Milano si muove appena sopra la parità dopo mezz’ora di scambi: +0,07% a 23.831 punti. Francoforte va leggermente meglio, +0,1% a 13.933 punti. Parigi sta sotto lo zero: -0,05% a 6.515 punti. Lo spread oscilla attorno ai 210 punti base, mentre il rendimento dei btp ha raggiunto i massimi da ottobre a +4,55%. Nei valori della vigilia il bund tedesco, a +2,37%.

Iveco è il più comprato nella prima ora di contrattazioni: +1,1%, affiancato da Diasorin e Amplifon. Stesso guadagno per Unicredit. Banco Bpm sale dello 0,9%, appena dietro c’è Pirelli: +0,8%. Ma a far parlare di sé, fuori però dal paniere principale, è soprattutto Juventus,+2,6% a un massimo di 0,90 euro per azione.

Da inizio settimana è cresciuta di oltre 11 punti percentuali con cinque sedute positive consecutive sui rumors di una possibile Opa con tanto di delisting. Intanto però la Procura federale ha chiesto la revocazione parziale della sentenza con cui la Corte Federale di Appello aveva assolto Juventus e altri 10 club nel processo sulle plusvalenze lo scorso mese di maggio.


Grf Ftse Mib by Borsa Italiana

Storie di borsa: occhio a Leonardo, Banco Bpm, Bper e Moncler

Prese di beneficio su Saipem, -1,5%. Vendite su Inwit, -1%, Moncler, -0,9% in sofferenza ancora per la situazione in Cina, dove ormai si registrano un milione di casi di Covid al giorno, la peggior ondata di contagi di sempre, stando a quanto riportato da Bloomberg. Altre storie di borsa: Leonardo (+0,6%) firma una commessa canadese di 690 milioni di euro per ristrutturare ed espandere la flotta di elicotteri Cormorant.

Banco Bpm (+0,5%) ha ceduto il 65% delle assicurazioni a Credit Agricole siglando un accordo di 20 anni. E a proposito di assicurazioni, si muove anche Bper (+0,5%), dopo aver rinnovato gli accordi di bancassurance con UnipolSai (-0,3%). Non può mancare Tim, che sale dello 0,9% il giorno dopo l’incontro con Vivendi e Cdp, i principali azionisti. Sul tavolo, il futuro della rete, i livelli occupazionali e il debito. Con aggiornamento, per qualcuno risolutivo, fissato al 29 dicembre.

Gas sotto i 90 euro per megawattora. Petrolio, si muove la Russia

Guardando alle materie prime non si arresta il calo del prezzo del gas. In mattinata si muove in area 87 euro per megawattora, un ribasso di oltre 6 punti percentuali (grafico sopra) aggiornando i minimi da oltre sei mesi. A incidere sono le preoccupazioni sul rifornimento ormai attenuate. Il livello di stoccaggio in Germania ed Eurozona è il più alto degli ultimi cinque anni. Le importazioni di gas naturale dagli Stati Uniti (dove una tempesta invernale sta provocando la cancellazione di migliaia di voli, ma anche un aumento della domanda di energia) restano abbondanti e non ci sono interruzioni nelle forniture dalla Russia.

Al contrario del petrolio. Mosca infatti ha intenzione di interrompere le vendite del suo greggio ai Paesi che hanno sostenuto il tetto al prezzo deciso dal G7 a inizio dicembre. Una decisione che rischia di restringere l’offerta globale con tanto di aumento di prezzi, in questi giorni bloccati sotto gli 80 dollari al barile (questa mattina +0,4% a 78 $ per quanto riguarda il Wti).

In questo senso si spiega anche il +3% (grafico sotto) di guadagno del dollaro sul rublo russo, che tocca i minimi di fine aprile. A incidere, la minore domanda di export per un’economia già in declino. Al price gap del G7 sul petrolio si è aggiunto il tetto del prezzo stabilito dall’Ue sul gas, esacerbando così il calo della domanda globale: si esporta di più dagli Stati Uniti e da altri paesi ma Mosca può contare sulle esportazioni nei paesi asiatici.