Il picco dell’inflazione negli Usa è stato raggiunto. E questa è una buona notizia. L’inflazione però non scende secondo le attese. E questa non lo è, vedi il -5% di Wall Street. I mercati hanno reagito di conseguenza alla pubblicazione del dato nella giornata di martedì (grafico sotto). L’azionario ha virato negativo, il dollaro ha ripreso a crescere anche con una certa energia e il trend non è cambiato anche nell’apertura della giornata odierna.

Complici gli investitori, anche istituzionali, perché dalla certezza pressoché assoluta per un nuovo rialzo dei tassi di 75 punti base da parte della Fed, hanno aperto all’idea che l’aumento possa anche essere dell’1%, visto e considerato l’ultimo discorso di Jay Powell, presidente della Federal Reserve, quando ha detto chiaramente che il recente calo dei prezzi non determinerà un cambio di direzione da parte del board della banca centrale.

Asia pesante dopo il -5,1% del Nasdaq a Wall Street

E così anche le borse asiatiche hanno registrato un profondo rosso: Tokyo -2,7%, Shanghai -1,3%, Hong Kong -2,3% e Seul -1,5% dopo la pesante seduta di Wall Street, che ha visto il Nasdaq precipitare del 5,16% senza però infrangere i supporti di riferimento a 11.600 punti. Guardando le piazze europee, dopo un avvio negativo, Milano e Madrid si riportano sopra la parità per una prima ora contrastata sugli indici principali.

Il Ftse Mib guadagna lo 0,1% a 22.335 punti dopo aver aggiornato i minimi della settimana, dal punto di vista tecnico interessante la falsa rottura del canale ribassista osservata nella seduta di martedì a 22.500 punti. Francoforte scende dello 0,4% a 13.135 punti, stesso rosso per Parigi a 6.216 punti mentre Madrid risale dello 0,2% a 8.078 punti. Lo spread scende leggermente a 225 punti base, con il rendimento del btp decennale di nuovo sopra il 4%, occhio anche al bund, che complice la recessione pressoché certa della Germania -l’indice Zew, pubblicato martedì, e che misura il sentiment sull’economia tedesca, ha registrato il dato più basso dal 2008- galleggia in area 1,7%, vicino ai massimi di giugno.

il titolo migliore delle blue chip è Bper Banca, +2,4%, seguita da Banco Bpm: +2,3%. Acquisti anche su Nexi e Ferrari: +2,1%, all’indomani della presentazione del primo Suv del Cavallino, Purosangue, rivolta a un target molto alto. Ancora forti vendite sulle utility, Hera scivola a -2,5%, Italgas -1,7%, Terna -1,4%.


Grf Ftse Mib by Borsa Italiana

Inflazione Uk in calo per la prima volta dopo 11 mesi

In agenda macroeconomica, aspettando il discorso del capo economista della Bce Philip Lane e l’indice dei prezzi alla produzione in Usa, spicca l’inflazione nel Regno Unito, che abbandona la doppia cifra, anche se in modo irrisorio, segnando ad agosto un +9,9%, dato più basso delle attese (10,2%) e di luglio (10,1%, il massimo dal 1982). E’ la prima volta che l’indice dei prezzi al consumo britannico scende dopo 11 mesi (grafico sotto). Tuttavia la sterlina non reagisce più di tanto, risalendo dello 0,3% a 1,1526 come tutte le principali valute dopo la super performance del dollaro. Euro compreso, che rimane ancora sotto la parità a 0,99, +0,27% mentre il dollar index rimane in area 109,5 dopo il +1,6% della vigilia sopra i 110.

Gas, le prime proposte della Commissione Ue

Sul fronte delle materie prime, il gas europeo torna sopra i 200 euro per megawattora, in aumento del 2,8%. La presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen ha spiegato che l’Unione potrebbe raccogliere oltre 140 miliardi di euro per attutire il colpo sul costo della vita per i consumatori, limitando i ricavi dei produttori di energia a basso costo. Sul price gap del gas russo, si lavora per stabilire un prezzo di riferimento anche se ci sono ancora divisioni a riguardo: la Germania ha avvertito in questo senso che un limite al prezzo del gas potrebbe portare a una riduzione dell’offerta del mercato mondiale. La Commissione ha anche proposto di ridurre il consumo di elettricità e un programma di aiuti di Stato per iniettare liquidità extra nelle imprese di servizi pubblici in difficoltà.

Scende il prezzo del petrolio, sotto gli 87 dollari al barile, movimento quasi inevitabile dopo il dato dell’inflazione e la risalita del dollaro. L’eventuale rialzo dei tassi di un punto della Fed potrebbe smorzare ulteriormente la domanda generale mentre permangono le preoccupazioni per i rallentamenti causa Covid dell’economia della Cina, primo importatore di greggio. Aumentano intanto le scorte di greggio Usa secondo l’American Petroleum Institute di circa 6 milioni di barili (grafico sotto).