Un nuovo addio a Piazza Affari? Dopo, tra gli altri, Autogrill, Atlantia, Exor e Tod’s potrebbe arrivare presto il momento di Antares Vision, società attiva nella produzione di articoli elettronici: l’azionista di controllo Regolo starebbe valutando di promuovere un’opa per il delisting, dando a Jp Morgan, fresco di acquisizione definitiva di Pernigotti, per cercare co-finanziatori. Si tratterebbe dell’ennesimo caso per la borsa italiana, la cui perdita di appeal non sembra fermarsi.

Piazza Affari che riparte negativa, così come il resto delle borse europee a conclusione di quella che dovrebbe confermarsi la terza settimana positiva consecutiva, per un mese di ottobre che al momento rappresenta il primo rimbalzo tecnico dopo agosto e settembre in rosso. Dopo mezz’ora di scambi Milano perde lo 0,9% a 21.506 punti. Il Dax scende dello 0,7% a 12.674 punti mentre Parigi, la peggiore in avvio, è in calo dell’1,1% a 6.025 punti. Giù anche Madrid: -1% a 7.568 punti.


Grf Ftse Mib by Borsa Italiana

Ancora sotto pressione il rendimento dei bond

Lo spread si muove sotto i 240 punti. Occhio al rendimento dei btp dopo la comunicazione di ieri da parte di Bankitalia, secondo cui gli investitori esteri hanno scaricato i titoli di stato italiani per 100 miliardi di euro. Il decennale rende il 4,8% e stasera il Paese si sottoporrà al giudizio di S&P Global, proprio il giorno del termine delle consultazioni al Quirinale per la nascita del nuovo governo. Attualmente il rating italiano è valutato BBB dopo il declassamento a luglio dell’outlook da positivo a stabile a causa dei “crescenti rischi per l’economia e la finanza pubblica legati all’incertezza politica”.

Il bund tedesco aggiorna un nuovo massimo al 2,49%: non si vedeva da luglio 2011. Una cavalcata (negativa) che vede protagonista anche il t-note americano a 10 anni, che raggiunge il 4,2% e pareggia i massimi di giugno 2008. In area 4% si mantiene infine il Gilt inglese dopo le dimissioni di Liz Truss.

Tornando a Piazza Affari il titolo più acquistato è Bper Banca: +1,3%, ai massimi da un mese. Segue Diasorin, +1%, e Unicredit +0,6%. Forti vendite su Interpump, -3%, dopo i forti guadagni della vigilia a seguito di un’importante acquisizione con tanto di massimi aggiornati agli ultimi due mesi. Giù anche Moncler -2,1% e Saipem -1,8%. Da monitorare anche Enel, -1%, che ha firmato un accordo per la cessione del 50% di Gridspertise a Cvc.

Gas, spiragli per un’intesa Ue

Sul fronte del gas, dopo una prima giornata difficile per il Consiglio Europeo alla ricerca di un’intesa sul price gap, sarebbe stata trovata un’intesa di massima nella notte, come ha twittato il presidente Charles Michel. “Abbiamo trovato un accordo sull’energia. Prevalgono unità e solidarietà per lavorare sul contenimento dei prezzi dell’energia per famiglie e imprese”. In realtà di concreto non c’è ancora nulla, dovranno passare altre 2-3 settimane, lo ha confermato anche il presidente francese Emmanuel Macron. Ma tanto basta a far scendere nuovamente il prezzo del gas in area 117 euro per megawattora (-7,7%).

 

L’Opec rivede al ribasso le stime

Giù anche il petrolio, stabile appena soptto gli 84 dollari al barile (grafico sotto). Il greggio è sceso del 30% da giugno ed è tornato sotto pressione dopo le stime al ribasso dell’Opec, secondo cui la domanda per il 2022 scenderà a 2,6 milioni di barili al giorno (stima precedente: 3,1 milioni) a causa di un periodo di “incertezza significativa  per la crescita globale”.  Particolare anche la debolezza dell’oro, che ha segnato un minimo intraday di 1.617 dollari l’oncia, vicino al supporto in area 1.614 già toccato a settembre, livelli che non si vedevano da inizio pandemia. Per molti analisti tale debolezza potrebbe essere l’occasione giusta per riaprire posizioni sul gold anche in vista del lungo periodo di alta inflazione che si prospetta.

Il dollaro si riavvicina a quota 113 in rialzo dello 0,1%. L’euro continua a esprimere estrema debolezza e non si schioda da area 0,97 nel cambio con il biglietto verde. Più interessante la sterlina (grafico sotto) con le vicissitudini che riguardano Downing Street. La valuta inglese quota 1,117, in calo dello 0,5%, in sofferenza anche per il dato delle vendite al dettaglio nel Regno Unito, su base annuale -6,9% a settembre, peggio delle attese (-0,5%) e del dato di agosto (-5,6%). Non si arresta il crollo dello yen: a 150,54 nel cambio con il dollaro ha ritoccato i minimi degli ultimi 22 anni: solo nel mese di ottobre ha perso il 5%.