L’inflazione rimane il principale market mover dei mercati, che in Europa in avvio sono negativi. In Germania, già in ginocchio per le forniture energetiche, tra Reno in (quasi) secca e prezzo del gas alle stelle, al punto da voler ricorrere al carbone e alle centrali nucleari ancora in funzione, l’indice dei prezzi alla produzione sale contro ogni aspettativa di oltre il 5% su base mensile, raggiungendo un nuovo livello record su base annuale: +37,2% (grafico sotto). Questo significa che i costi alla produzione delle imprese sono superiori del 37% rispetto a un anno fa.


Non solo Germania. Nel Regno Unito si fa sentire il +10,1% di inflazione registrato in settimana, per la prima volta in doppia cifra negli ultimi quarant’anni. La fiducia dei consumatori, e quindi delle famiglie, ha raggiunto infatti il minimo dal 1974: il dato è -44 (grafico sotto), tre punti in meno rispetto al -41 di luglio.

Giappone, inflazione al top degli ultimi otto anni

Anche in Giappone l’inflazione tocca un livello storico, ai massimi da quasi otto anni e per il quarto mese consecutivo oltre il 2%, obiettivo fissato dalla banca centrale. Il dato di luglio è pari a +2,6% (grafico sotto). Quasi quattro volte più bassa rispetto all’Europa, ma che comunque suona come campanello di allarme per la Bank of Japan, che ha esitato, almeno fino ad ora, ad aumentare i tassi mantenendo la politica monetaria accomodante e allentata, ancora per via degli effetti a catena della pandemia. Un approccio che ha permesso allo yen di mantenersi ai minimi storici nel cambio con il dollaro. 

Tutto il contrario degli Stati Uniti, dove la politica della Fed è chiara. In questo senso, in un’intervista al Wall Street Journal, il presidente della Federal Reserve Bank di St. Louis James Bullard ha dichiarato di non avere informazioni sufficienti per poter sostenere che l’inflazione abbia toccato il picco, e quindi di esser pronto a rilanciare  un altro grande aumento dei tassi d’interesse al meeting del 20-21 settembre, nella misura dello 0,75%. Sarebbe il terzo consecutivo di queste dimensioni.

Piazza Affari negativa, in rosso anche i futures di Wall Street

Dopo mezz’ora di scambi Piazza Affari scende dello 0,6% a 22.854 punti, Francoforte perde lo 0,4% a 13.638 punti, riduce le perdite Parigi, sotto dello 0,2% a 6.539 punti mentre Madrid è in calo dello 0,4% a 8.395 punti. Anche i futures di Wall Street si muovono in rosso, con il Nasdaq 100 in contrazione dello 0,6% e il mini Sp500 a -0,4%.


Grf Ftse Mib by Borsa Italiana

Spread a 223 punti base, salgono ancora i rendimenti dei titoli di stato, e questo vale un po’ per tutta Europa: il btp è a quota 3,4%, il Bund tedesco a 1,4%, attenzione anche al decennale inglese, che rende il 2,4% (grafico sotto) ai massimi da fine giugno.

“I bilanci delle società Ue riflettono le prospettive di recessione”

“Nel contesto globale post-pandemico -è il commento di Marco OprandiHead of Cross Asset Solutions di Cirdan Capital, la situazione in Europa si fa sempre meno rosea al contrario degli Usa dove i dati sull’occupazione rimangono solidi. I bilanci delle società Ue stanno riflettendo in pieno le prospettive di una recessione da contrazione dei margini degli utili. Questo potrebbe perdurare ma in maniera diversa dalle precedenti recessioni, senza presentare marcati aggiustamenti degli utili per azione visti nelle passate recessioni”.

Vendite sui bancari e su Tim, occhio a Prima Industrie

Nexi, Stmicroelectronics ed Eni sono tra i pochi titoli positivi del Ftse Mib, con guadagni ridotti che oscillano tra il +0,5% e livelli appena sopra la parità. Vendite sul comparto bancario, a partire da Bper Banca e Finecobank oltre il 2,1%. Da seguire anche Tim, verso cui l’entusiasmo degli investitori per l’idea della nazionalizzazione della compagnia di Fratelli d’Italia è svanito in fretta: dopo il +6% del 12 luglio scorso e gli 0,2470  euro ad azione sono seguite tre sedute di profondo rosso, e quella odierna non fa eccezione: -2%.

Occhio sempre a Prima Industrie: dopo il +10% della vigilia in scia alla notizia della vendita, a cui seguiranno Opa e delisting, il titolo rimane in fase di consolidamento dei massimi da giugno 2021, in area 24,45 euro ad azione.

Gas europeo, prezzi ancora in aumento

Le forniture limitate,  l’impennata della domanda per la produzione di energia elettrica a causa delle persistenti ondate di caldo in tutta Europa e la siccità rimangono le cause principali dell’aumento incontrollato dei costo del gas europeo, oggi a 241 euro per megawattora (grafico sotto). Siccità che è stata innescata da un’estate arida e che ha fatto registrarerecord di calore in tutta Europa: e adesso le spedizioni di energia lungo il fiume Reno rischiano di saltare, esacerbando le preoccupazioni per ulteriori interruzioni delle forniture.

Petrolio, settimana di modesto ribasso

Il prezzo del petrolio si mantiene al di sopra dei 90 dollari al barile per quanto riguarda il Wti (grafico sotto), ma sono destinati a chiudere la settimana in modesto ribasso, dato che le preoccupazioni per il rallentamento dell’economia globale e il potenziale aumento dell’offerta da parte dei principali produttori hanno superato i segnali di una maggiore domanda di carburante.

I timori di recessione continuano ad attanagliare i mercati delle materie prime, con la Federal Reserve statunitense intenzionata ad alzare ulteriormente i tassi di interesse per ridurre sostanzialmente l’inflazione. Per quanto riguarda l’offerta, la Russia prevede un aumento della produzione e delle esportazioni fino alla fine del 2025. Gli operatori stanno inoltre monitorando attentamente gli sforzi per rilanciare l’accordo nucleare del 2015, che potrebbe incrementare le esportazioni di petrolio iraniano di circa 2,5 milioni di bpd.