Le borse europee proseguono il trend in corso ormai da oltre un mese anche nella seconda settimana di agosto. La partenza è positiva per le principali piazze del vecchio continente, sebbene Francoforte, Piazza Affari (che fa eccezione nella settimana della caduta di Draghi) e Parigi si mantengano al di sotto delle resistenze settimanali. Resta imperativo un approccio prudente, con i venti di guerra (fredda) a Taiwan e l’allarme nucleare lanciato (anche) dall’Onu, che ha chiesto l’intervento degli ispettori internazionali alla centrale nucleare di Zaporizhzhia dopo l’allarme lanciato dall’agenzia per la sicurezza Atomica delle Nazioni Unite per le conseguenze potenzialmente catastrofiche a seguito di un attacco militare della Russia (che Mosca nega).

A Piazza Affari partono bene bancari ed energetici ma occhio allo spread

Milano guadagna lo 0,6% a 22.726 punti dopo mezz’ora di scambi, anche se poi si porta vicino alla parità dopo la prima ora. Francoforte sale dello 0,9% a 13.691 punti. Parigi cresce dello 0,7% a 6.518 punti mentre Madrid si muove sempre positiva ma in controtendenza, segnando il massimo degli ultimi sei mesi a 8.257 punti, prima di ritracciare e consolidare gli 8.212 (+0,5%).


Grf Ftse Mib by Borsa Italiana

Tra i titoli migliori a Piazza Affari spiccano alcuni bancari e gli energetici: i primi, sostenuti dalle buone trimestrali, i secondi in scia al tentativo di rimbalzo del petrolio dopo una settimana di forti ribassi (il prezzo di Brent e Wti si è ridotto del 9% circa). Bper Banca è la blue chip più performante in avvio di contrattazioni (+2%), seguita da Tenaris (+1,9%) e Saipem (+1,4%). Perdite trascurabili per i titoli più venduti: Banco Bpm (-0,4%) e Pirelli (-0,3%). Sempre osservato speciale lo spread, a 208 punti in rialzo complice il decennale italiano che rimane sopra il 3% di rendimento (grafico sotto), a fronte dello 0,8% che rende il Bund tedesco.

“I buoni dati sul lavoro Usa spingerà la Fed ad alzare ancora i tassi”

Il quadro tuttavia rimane incerto. Come spiega Andrew Lake, Head of Global Fixed Income di Mirabaud Am: “Né la Federal Reserve né la Bce forniscono una forward guidance. Siamo tornati a essere guidati dai dati, continueremo a vedere un’accentuata volatilità nei numeri chiave dell’inflazione e dell’economia. Per quanto riguarda gli Usa, lavoro e occupazione sono ancora piuttosto solidi e, con i mercati in rally dopo l’ultima riunione, la Fed vorrà smorzare questo entusiasmo perché può aumentare di molto i tassi. E quindi sembra abbastanza improbabile che tolga il piede dal freno così rapidamente. Detto questo, non dimentichiamo che l’inflazione è un indicatore retrospettivo e che dovremo essere pazienti e vedere come si evolverà la situazione nei prossimi mesi”.

Mercoledì attesa per l’inflazione americana

Proprio la Federal Reserve resta al centro dell’attenzione in agenda macro, con gli investitori che si interrogano sulla possibilità che intervenga in maniera ancora più aggressiva sui tassi dopo che la disoccupazione Usa a luglio è scesa al 3,5% e sono stati creati più posti di lavoro del previsto. Tuttavia, si aspetta il nuovo dato sull’inflazione americana, che sarà pubblicato il 10 agosto, per avere un quadro più completo dal punto di vista macroeconomico. Occhio alla fiducia degli investitori nell’Eurozona (indice Sentix), che verrà diffuso in giornata per il mese di agosto: si arriva da un -26,4 di luglio, il peggiore da maggio 2020.

Petrolio a caccia del rimbalzo dopo il -9% di settimana scorsa

Sul fronte delle materie prime, come detto, sotto i riflettori il petrolio. La debolezza della scorsa settimana è stata causata dai dati deboli sull’import cinese, il dollaro forte, sostenuto dagli ottimi risultati dal mercato del lavoro Usa e l’incertezza sulle stime di crescita causa recessione globale. Secondo gli analisti tuttavia si tratta di una debolezza temporanea: l’Opec ha alzato la produzione del minimo sindacale nonostante la pressione di Joe Biden, la Cina sta lentamente riaprendo dai vari lockdown e anche graficamente i supporti di riferimento non sono stati violati. Brent +0,9% a 98,6 dollari al barile, Wti +1,2% a 89,3 $ (grafico sotto).

Gas europeo sui 200 euro per megawattora

Il gas europeo consolida il prezzo vicino ai 200 euro per megawattora (grafico sotto) non lontano dal massimo storico di quota 300 toccato a marzo all’indomani dell’invasione russa dell’Ucraina. La chiave rimane ancora la compagnia russa Gazprom, che ha affermato un’ulteriore imminente riduzione dei flussi attraverso il gasdotto Nord Stream, adducendo i soliti problemi con le turbine. Mosca tiene così in apprensione l’Ue, mettendo a repentaglio gli obiettivi di riempire almeno l’80% della capacità di stoccaggio prima dell’inverno. L’aumento dei prezzi del gas naturale ha portato i membri dell’Ue a firmare un accordo per ridurre il consumo di gas del 15% nei mesi successivi.

L’armamento di gas naturale della Russia ha anche innescato una corsa alle forniture da altri principali acquirenti, tra cui Giappone e Corea del Sud, che stanno procedendo con i piani per acquistare più carichi di Gnl per l’inverno, temendo che l’Europa accumuli rifornimenti allo stesso modo a un ritmo più veloce.

Rame in ripresa, vivace l’argento

Tra i metalli preziosi e industriali, vivace l’argento, che sale di oltre un punto percentuale sopra la soglia psicologica dei 20 dollari l’oncia, timido l’oro (+0,2% sotto i 1.780 $) ma occhio al rame. Il metallo rosso viaggia attorno ai 3,5 dollari per libbra dopo il +2% della vigilia, un guadagno sostenuto dalle scorte in calo e i dati commerciali della Cina, principale importatore (+9% a luglio rispetto al 2021) che hanno ridotto le preoccupazioni (nell’immediato) per una recessione in grado di di indebolire la domanda.

Sul fronte delle valute, il dollaro cede lo 0,2% sul proprio indice ma resta forte in area 106, segnali di vita dall’euro, che rimane piuttosto debole: la moneta unica risale dello 0,3% ma il valore di 1,02 (grafico sotto) nel cambio con il biglietto verde non fa che consolidare i minimi da dicembre 2002. Anche la sterlina è alla ricerca del rimbalzo dopo le decisioni della Bank of England e le dichiarazioni pessimistiche di Andrew Bailey: +0,4% a 1,21.