Il mea culpa di Jerome Powell ma anche il suo moderato ottimismo per un atterraggio morbido dell’economia a fronte di una politica di rialzo dei tassi proseguirà finché l’inflazione non inizierà a scendere. Il pessimismo della Bank of England, a maggior ragione dopo il dato di stamattina delle vendite al dettaglio nel Regno Unito, -4,7% (grafico sotto) inferiore alle aspettative dopo il -5,7% di aprile che ha avviato la caduta della sterlina (oggi a 1,2280, +0,15%), spingendo il governatore Andrew Bailey a dire in conferenza stampa: “Siamo molto pessimisti sullo stato di salute dell’economia del Regno Unito, ci aspettiamo un’inflazione in doppia cifra a fine anno”.

Infine, i dubbi della Bce ad alzare troppo i tassi a fronte di una ripresa che stenta, schiacciata dai prezzi alle stelle e dalla guerra. Anche se c’è da dire che sono bastate le parole di Christine Lagarde sullo scudo anti frammentazione a sgonfiare spread (oggi a 199 punti base ma occhio alle previsioni di Societe Generale, che prevede il differenziale fino a 300 entro la fine dell’anno) e rendimenti europei, in primis quello del btp italiano, oggi a 3,4% (grafico sotto) ma anche quello del bund tedesco (1,3%).

Powell: abbiamo sbagliato sull’inflazione

Tre posizioni molto diverse che descrivono al meglio l’incertezza di queste settimane sui mercati, che nel mese di giugno hanno lasciato per strada attorno al 10%, tra l’8% del Nasdaq, da qualche giorno in fase di rimbalzo, e il 13% di Piazza Affari. Il sigillo è l’ammissione del presidente della Fed ieri alla Camera: “Abbiamo sbagliato a considerare transitoria l’inflazione” che però è stato accolto positivamente da Wall Street, come già accennato, protagonista di una settimana moderatamente positiva (+4% per lo Sp500).

Petrolio e rame riflesso di un indebolimento dell’economia reale

Ma i timori di un rallentamento consistente si osservano soprattutto con l’andamento di due materie prime. Il petrolio e il rame. Il prezzo del Wti e del Brent è sceso di circa il 15% nelle ultime dieci sedute.  Una ripresa più debole vuol dire meno domanda di materie prime. Tuttavia siamo ancora su livelli piuttosto alti, tra i 104 del crude oil (grafico sotto) e i 109 del greggio.

Il rame, altrimenti detto oro rosso, è considerato un importante termometro dell’economia, perché base del settore industriale e delle costruzioni. Il crollo dai 4,56 dollari per libbra del 9 giugno ai 3,7 della seduta odierna (grafico sotto)  equivale a un deprezzamento del rame del 18% nelle ultime tre settimane. Da osservare con attenzione la seduta odierna, avviata con una gravestone doji che potrebbe comportare un ulteriore forte ribasso. Come spiega Enrico Gei, analista tecnico: “Siamo su un supporto, quello dei 3,7 $, piuttosto debole. Idoneo al massimo per il cosiddetto rimbalzo del gatto morto, che comporterebbe un retest di area 4 $ per poi innescare una nuova spinta ribassista, fino a un possibile nuovo target in zona 3,32 dollari”.

Borse europee prudenti in avvio

Proprio il rally del mercato americano sostiene le borse europee che avviano positive, seppur molto prudenti, l’ultimo venerdì del mese. Piazza Affari +0,14% a 21.643 punti. Dax a +0,1% a 12.923 punti. Meglio Parigi, che cresce dello 0,7% a 5.924 punti. Madrid si accontenta dello 0,2% a 8.124 punti. Le piazze di Milano e Francoforte scivoleranno poi verso la parità dopo meno di mezz’ora dall’inizio delle contrattazioni.

Grf Ftse Mib by Borsa Italiana

Eni congela la quotazione di Plenitude

Il Ftse Mib soffre ancora il forte pessimismo del mercato nei confronti dell’aumento di capitale e raggruppamento delle azioni di Saipem, che parte con un -9,1%. Da seguire anche Eni, costretta a congelare la quotazione in borsa di Plenitude a causa delle turbolenze del mercato e alle valutazioni raccolte dalle banche collocatrici attorno a 5,5 miliardi, quasi metà dei circa dieci stimati. Situazione che ricorda quella del Btp Italia, che si ferma a 9,44 miliardi. La raccolta retail è stato un flop, così come quella degli istituzionali, a 2,2 miliardi, un quarto rispetto a quella di due anni fa.

Gas, in soccorso dell’Ue ecco la Norvegia

Sempre caldo il tema del gas. Con la novità del soccorso della Norvegia all’Unione Europea per fornire energia a prezzi ridotti, almeno nel breve termine. E mentre il Consiglio Europeo valuta ancora il tetto del prezzo a 80 euro per megawattora, il costo del Ttf consolida i massimi della vigilia a 132 €, mentre il Natural Gas americano segna i minimi del 7 aprile scorso a 6,18 dollari per Mmbtu.

Infine le valute, con il dollaro in congestione a 104,2 sul proprio indice principale. Euro Dollaro si riporta sopra area 1,05, timido tentativo del bitcoin di riportarsi in area 21.000. dollari (a meno di un’ora di scambi in Europa siamo a 20.900 $, -0,9%).

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