La buona chiusura di Wall Street che guarda alle trimestrali e delle borse asiatiche grazie all’aumento del Pil cinese sopra le aspettative, ridanno forza alle borse europee, che aprono sopra la parità con Piazza Affari che si dimostra, almeno in apertura, la più vivace: +0,5% a 27.848 punti. Meglio di Francoforte, +0,3%, 15.840 punti, e di Parigi, stessa variazione a 7.521 punti.

Propensione al rischio ancora solida, nonostante le indicazioni che provengono dalle banche centrali: per il presidente della Fed di Richmond Thomas Barkin il trend calante dell’inflazione non è ancora evidente, mentre il presidente della Bce Christine Lagarde ha aperto all’idea di discutere una modifica dell’obiettivo di inflazione del 2% ma solo dopo aver portato il tasso di crescita a tale livello: “Al momento non c’è assolutamente alcun motivo per cambiare l’obiettivo di medio termine del 2% -ha detto il governatore al Council on Foreign Relations di New York-. Una volta che ci saremo arrivati, una volta che saremo sicuri che ci resterà, potremo discuterne”, ha aggiunto.


Grf Ftse Mib by Borsa Italiana

Piazza Affari, chi sale e chi scende

Prysmian è il titolo migliore: +1,7% in avvio, seguito dal comparto health, con Amplifon e Diasorin in aumento dell’1,6% e dell’1,5%. Ma dopo 15′ di contrattazioni salgono alla ribalta le banche, in primis Mps, +2%, e Unicredit, +1,7%. Tra le varie storie di borsa occhio a Tim (+0,3%), perché oggi è l’ultimo giorno disponibile per presentare proposte migliorative per quanto riguarda le offerte alla rete fissa: previsti in questo senso un rialzo di un importo compreso tra 1 e 2 miliardi di euro. Inoltre, a una domanda di un azionista in vista dell’assemblea del 20 aprile, la società ha comunicato che “non vi è allo stato attuale nessun processo di vendita di Tim Brasil”.

Eni (-0,1%) ha confermato gli investimenti previsti nel mercato dei biocarburanti in Italia e all’estero e guarda agli Usa e all’estremo oriente per la propria presenza in questo settore. Da seguire anche Banca Mediolanum, Inwit, Acea, Moncler e Piaggio, che riuniscono le rispettive assemblee degli azionisti. Brunello Cucinelli riunisce il cda per analizzare i conti del primo trimestre 2023, il 19 aprile toccherà a MediaForEurope. Saipem è il titolo più venduto: -1,5%. Occhio a Leonardo, -1,2% in avvio, dopo che il governo ha tolto il divieto di esportazione e vendita di armi negli Emirati Arabi, secondo una nota di Palazzo Chigi.

Big Tech, è di nuovo battaglia

A Wall Street, che ieri ha chiuso positiva (Dow Jones +0,3%,  S&P 500 +0,3%, Nasdaq +0,2%), di nuovo riflettori puntati sulle big tech. Samsung starebbe valutando di sostituire Google (-2,7%) con Bing di Microsoft, integrato a ChatGpt, come motore di ricerca predefinito sui suoi dispositivi. Elon Musk sfiderà le piattaforme Microsoft e Google con la sua intelligenza artificiale X Ai, e la chiamerà Truth Gpt.

Ma soprattutto riflettori puntati su Apple: dopo il servizio BuyNowPayLater ha lanciato un conto di deposito ad alto rendimento, con partner Goldman Sachs, per i clienti al dettaglio Usa. I possessori di Apple Card potranno guadagnare il 4,15% sui conti di risparmio (10 volte in più rispetto alla media nazionale, +0,37%). Per quanto riguarda le trimestrali, attesa per Johnson & Johnson, Bank of America e Goldman Sachs prima dell’apertura dei mercati, Netflix e United Airlines dopo la chiusura. Poi toccherà a Morgan Stanley, Ibm e Tesla.

Agenda macro: Pil cinese e salari Uk, aspettando lo Zew tedesco

In primo piano come detto l’economia cinese, con il Pil che aumenta del +4,5% su base annua nel primo trimestre del 2023 (grafico sotto), al di sopra del +2,9% del quarto trimestre e oltre le aspettative, che davano un rialzo del 4%. Si tratta del ritmo di espansione più forte dal primo trimestre 2022. Il dato riflette la crescita ai massimi da due anni delle vendite al dettaglio, della produzione industriale e del tasso di disoccupazione ai minimi in sette mesi. Tuttavia secondo gli analisti la domanda interna è ancora insufficiente, e le basi per il rimbalzo dell’economia di Pechino non sono ancora solide.

Interessante anche il dato proveniente dal Regno Unito. Che, nonostante la Brexit e il caos che negli ultimi mesi ha visto protagonisti in negativo gli inquilini di Downing Street (Boris Johnson, Liz Truss…) registra un aumento dei salari settimanali, bonus inclusi, del +5,9% su base annua, ben oltre le previsioni di mercato (+5,1%). Nel settore privato la variazione è pari al +6,6% mentre nel pubblico è del +5,3%. C’è da segnalare tuttavia che la retribuzione totale è diminuita del 3% se adeguata all’inflazione, ed è il calo più forte dal 2009. Attesa, infine, per il dato dell’indice Zew di aprile, che rileva il sentimento sull’economia tedesca da parte degli investitori istituzionali.

Materie prime: petrolio e gas

Inevitabili ripercussioni al rialzo per il petrolio con il Pil della Cina che cresce oltre ogni attesa. E infatti Wti di nuovo sopra gli 81 dollari al barile, +0,6%, recuperando così alcune perdite della vigilia. Se l’economia della Cina rimbalza, la domanda di petrolio inevitabilmente è destinata ad aumentare. L’Agenzia internazionale per l’energia ha recentemente dichiarato che Pechino rappresenterà la maggior parte dell’aumento della domanda di petrolio nel 2023. La prospettiva di nuovi rialzi dei tassi da parte delle banche centrali potrebbe danneggiare le prospettive di crescita, ed è il motivo per cui gli investitori hanno alleggerito le posizioni nella sessione precedente.

Con il gas europeo sotto controllo appena sopra i 40 euro per megawattora, da segnalare il ribasso del natural gas sotto i 2 dollari per Mmbtu per la prima volta da settembre 2020, aiutato dalle previsioni meteorologiche più fredde. La rottura di questa soglia psicologica, e il rimbalzo che ne è seguito, poco prima dell’apertura delle borse europee il natgas si muove attorno ai 2,2 $ (grafico sotto), potrebbe comportare una ripresa, seppur moderata, dei prezzi. Che nel corso dell’anno sono diminuiti di oltre il 40% a causa della domanda inferiore alla media e alle ampie scorte.

Inoltre, l’Eia prevede oltre il 2% in meno di consumo di gas naturale nel 2023 rispetto al 2022. Allo stesso tempo, le esportazioni di gas naturale degli Stati Uniti raggiungeranno probabilmente una media di circa 12 miliardi di piedi cubi al giorno nel 2023, con un aumento del 14% rispetto allo scorso anno.