Risiko bancario tra Banco Bpm e Unicredit. Il caso Tim. Le trimestrali. E il tema dei tassi d’interesse a fare da sfondo. Rimangono questi i market mover che animano Piazza Affari. Che parte senza slancio, come le altre borse europee ma sopra la parità ed è l’unico indice a farlo in avvio: +0,1% a 27.662 punti. Francoforte segna -0,07% a 15.785 punti mentre Parigi perde lo 0,1% a 7.539 punti. 

Gli investitori stanno ormai prendendo atto dalle dichiarazioni dei vari banchieri centrali che ci sarà un ulteriore aumento dei tassi, e questo vale sia per la Bce, come ha spiegato nei giorni scorsi la presidente stessa Christine Lagarde, sia per la Fed, ultimo a parlare in questo senso il presidente della Fed di Filadelfia, Patrick Harker.

Tassi più alti e più a lungo sembra essere ormai diventato il nuovo slogan, nonostante l’economia americana stia mandando chiari segnali di raffreddamento, e infatti anche il petrolio continua a deprezzarsi fino a scendere sotto i 77 dollari al barile. Wall Street non è da meno. Ha chiuso negativa (Nasdaq -0,8%, S&p500 -0,5%) appesantita dalle trimestrali di At&t e Tesla, che perdono rispettivamente il 10% e il 9%.


Grf Ftse Mib by Borsa Italiana

Tim, Banco Bpm, Mps, Bper Bnca

Tornando a Piazza Affari, Tim ha smarrito l’11% nelle ultime tre sedute (qui vi spieghiamo perché) e anche nella sessione odierna segna -1,7% in avvio: l’astensione del gruppo francese Vivendi, primo socio, all’assemblea di oggi, è un modo per palesare “la bocciatura del piano industriale dell’attuale amministratore delegato, Pietro Labriola“, secondo  fonti vicine alla media company francese, aggiungendo che “è da ascrivere alla totale mancanza di una governance corretta la perdita di tempo registrata negli ultimi mesi”.

Sul comparto bancario, da segnalare l’ingresso di Caltagirone in Banco Bpm all’1,1% e di Credit Agricole che sale al 9,9%. Nell’ultimo anno il gruppo guidato da Giuseppe Castagna ha portato a casa un guadagno di oltre il 34%. Restano accese le speculazioni secondo cui Banco Bpm potrebbe fondersi con Unicredit (-0,8%) e questo ha permesso al titolo di registrare veri e propri rally durante le ultime sedute, mica per niente in avvio è tra le poche banche in guadagno, attorno al +1% a 4,10 euro ad azione.

A proposito di banche, occhio a Bper Banca, +0,4% all’apertura, dopo che Barclays ha alzato il target price da 2,70 a 3,20 euro mentre Mps, +0,3%, ha dato il via libera sia al bilancio 2022 sia alla nomina del nuovo cda: Luigi Lovaglioè confermato Ad mentre il nuovo presidente è Nicola Maione. 

Storie di borsa

Da seguire Saipem, la migliore in avvio, +1,7%, dopo i conti e l’intervento di Morningstar, che ha alzato il target price da 2 a 2,50 euro (rating buy). Tra le utilities, Italgas supera i 6 euro ad azione e tocca i massimi dell’ultimo anno (+1%)dopo le parole dell’Ad Paolo Gallo: la compagnia farà un’offerta vincolante per gli asset idrici messi in vendita da Veolia in Campania, Sicilia e Lazio.

Occhio a Salvatore Ferragamo dopo il -6,5% delle vendite a cambi costanti nel primo trimestre 2023, a causa del rallentamento del mercato statunitense. Nel primi 15′ di scambi il ribasso è del 6,7%. Infine Juventus segna +1,3%vicino ai massimi dell’anno, dopo che il collegio di garanzia del Coni ha ordinato un nuovo giudizio alla Corte federale sulla penalizzazione di 15 punti in classifica, in seguito all’inchiesta sulle plusvalenze dei giocatori.

Agenda Macro

In mattinata focus sull’indice Pmi manifatturiero in Europa, nella notte l’inflazione in Giappone registra un 3,2% (grafico sopra) su base annuale, dal 3,3% del mese precedente. Sorprendono le vendite al dettaglio nel Regno Unito su base mensile, in contrazione dello 0,9% rispetto al -0,5% del consensus e all’1,1% di febbraio.

Petrolio e materie prime

Scende sotto i 76 dollari al barile il petrolio, verso un -6% generale questa settimana. Il Wti va così a cancellare gran parte del rally delle ultime settimane guidato dal taglio della produzione dell’Opec e la ripresa economica della Cina. Pesa in generale il rallentamento del Pil globale, Usa in primis, il calo della domanda e i tassi d’interesse destinati ad aumentare. La stessa Fed parla nei propri verbali di possibile recessione.

Ne beneficia il dollaro, che questa settimana si è riportato sopra i 102 punti, con inevitabile conseguenza ribassiste per metalli preziosi e materie prime. L’oro ha abbandonato i 2.000 dollari l’oncia per attestarsi in area 1.985 $. Anche il bitcoin si è deprezzato, arrivando a 27.900 dollari, perdendo, rispetto a venerdì scorso, quasi il 10%.