Fonte dealflower.it

Jerome Powell parlerà al Congresso due volte: oggi e domani. Questo significa probabilmente che il presidente della Fed ribadirà la sua personalissima versione del “whatever it takes” per combattere l’inflazione. Ed è il motivo per cui le borse ripartono negative, con rossi profondi già nelle prime battute. Stesso discorso vale per il petrolio, in picchiata, perché gli investitori iniziano a temere una recessione negli Stati Uniti nel 2023. Incide anche l’Asia, zavorrata da Alibaba che perde oltre il 14% mentre sta studiando la separazione da Ant Group e affronta la terribile repressione normativa in Cina.

Piazza Affari, partenza in rosso: -2%

Piazza Affari perde il 2,06% a 21.639 punti, Francoforte il 2,13% e sta per rompere al ribasso il supporto dei 13.000, stessa flessione per Parigi a 5.839 punti mentre Madrid lascia per strada l’1,8% a 8.088 punti. Sul Ftse Mib non ci sono titoli in guadagno nei primi 10 minuti di contrattazioni. Tenaris è il più venduto: -3,4%, segue Cnh Industrial che risente del pessimismo asiatico: -3,2%, vendite anche su Eni a -3,1%.

Petrolio in picchiata, ecco il perché

Com’è evidente è il comparto energetico a soffrire maggiormente la seduta. E questo perché il petrolio sta registrando un calo piuttosto forte nelle ultime due settimane. Solo ieri il prezzo è sceso di oltre il 5% a causa di timori crescenti di una recessione sempre più vicina. Nel frattempo, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden incontrerà le sette maggiori compagnie petrolifere giovedì, in una campagna per abbassare i prezzi del carburante. Sia il Wti che il Brent hanno raggiunto il loro minimo in quasi un mese, scambiati rispettivamente al di sotto di 104 dollari (grafico sotto) al barile e meno di 110 $.

Petrolio ma anche gas: Europa al lavoro per il tetto massimo

Resta alto il prezzo del gas europeo, a ridosso dei 126 euro per megawattora (grafico sotto) mentre l’Europa sta cercando di approvare un tetto in area 80 € per mwh. L’Italia è al lavoro per ridurre il più possibile la dipendenza dal gas russo e non si esclude in questo senso che vengano riaperti alcuni giacimenti per incrementare la produzione interna. Il natural gas americano rimane ancorato ai 6,6 dollari per Mmbtu, importante supporto che segna anche i minimi dal 10 maggio scorso dopo il drastico stop dell’estrazione del Gnl a Freeport, in Texas, a causa di un incendio che ne ha compromesso drasticamente l’operatività.

“20 anni fa l’Italia produceva 20 miliardi di metri cubi di gas. Oggi appena 3,5”

Spiega Giuseppe Lauria, analista commodities (nella foto): “L’Italia si trova su enormi giacimenti, pari ad una quantità di 90 miliardi metri cubi di gas. Ne produciamo 3,5 miliardi, rispetto a una domanda di 70-75 miliardi di metri cubi. Sino a venti anni fa ne producevamo circa 20 miliardi, prima che i vari siti si esaurissero oppure venisse sospesa l’estrazione per motivi ambientali. Inoltre, le piattaforme del Mare Adriatico estraggono 800 milioni di metri cubi all’anno di gas contro i 17 miliardi di 20 anni fa”.

giuseppe lauria

Sterlina giù dopo il dato dell’inflazione nel Regno Unito

Sul fronte valutario, il dollaro risale a 104,8 sul proprio indice, rimanendo correlato inversamente al mercato azionario in quanto unico vero bene rifugio percepito dagli investitori (+0,4%). L’euro sfonda nuovamente al ribasso quota 1,05 (-0,42%), occhio alla sterlina che cede lo 0,8% dopo il nuovo dato dell’inflazione nel Regno Unito: +9,1% a maggio (grafico sotto), nuovo massimo degli ultimi quarant’anni, come previsto anche dalla Bank of England.

Con lo spread a 194 punti base, i rendimenti in Europa rimangono stabili: il btp decennale si muove sul 3,7% nell’ultimo giorno di raccolta per gli investitori interessati al Btp Italia indicizzato all’inflazione, il bund tedesco invece rimane in area 1,7% mentre il t-note Usa rende ancora più del 3,2%.