I verbali della Fed confermano: l’intenzione è di rallentare la corsa del rialzo dei tassi d’interesse. Con un aumento di 50 punti base a dicembre, dopo quattro rialzi consecutivi dello 0,75%. A ora di pranzo toccherà alla Bce ma non è detto che l’approccio sia lo stesso nonostante una recessione che di fatto è già arrivata in Eurozona.

Wall Street ha accelerato nel finale: S&P500 +0,6%, Nasdaq +1% complice la spinta di Tesla, che secondo gli investitori ha raggiunto il punto chiave per un rimbalzo attorno a 166 dollari ad azione, sui livelli di agosto e settembre 2020, fino a quel momento il massimo storico. Il mercato americano oggi resterà chiuso per festività: è il thanksgiving day. L’Asia si muove positiva, con Tokyo che chiude con un guadagno dell’1% ed è positivo anche Hong Kong: +0,5%.

La Cina è debole con i contagi che riprendono quota. Il governo ha annunciato un provvedimento di stimolo al credito in arrivo e il taglio delle riserve obbligatorie delle banche ed è ciò che distingue l’approccio delle istituzioni oggi rispetto al passato, quando sul fronte del sostegno economico erano rimaste sostanzialmente a guardare.


Grf Ftse Mib by Borsa Italiana

Europa positiva, Ifo tedesco sopra le aspettative

L’Europa è moderatamente positiva in apertura. Dopo mezz’ora Milano sale dello 0,2% a 24.652 punti, movimento simile per Parigi: +0,3% a 6.699 punti.  Francoforte cresce in maniera più sostenuta: +0,6%, con l’indice Ifo sulla fiducia delle aziende in Germania che aumenta a 86 per il mese di novembre, sopra le attese. Lo spread resta sotto controllo, inferiore ai 190 punti, in calo, complice il rendimento dei btp che scende ancora: +3,7% ai minimi da agosto, mentre il bund tedesco scivola in area 1,8%, sui livelli di ottobre.

Tim e Saipem sostengono l’indice milanese, giù il lusso

A Piazza Affari balzo di Tim: +2,2% con la convocazione per lunedì delle principali organizzazioni sindacali per discutere la situazione del gruppo. Continua il momento brillante di Saipem: dopo il +4,8% della vigilia con l’upgrade a buy di Société Generale, tocca a Jefferies fissare un rialzo del prezzo obiettivo sull’azione a 1,4 euro, anche in questo caso con rating buy. Rimbalzano Nexi, +1,3%, e Stellantis, +0,9% dopo il -1,5% della vigilia in attesa della decisione di produrre veicoli elettrici compatti in India per l’esportazione. Penalizzati sono i titoli legati alla Cina: Cnh Industrial è il più venduto con -1,09%, ma va giù anche il settore del lusso, con Brunello Cucinelli, Ferrari e Moncler che perdono tra lo 0,7% e l’1% .

Dollaro debole dopo i verbali della Fed

Sul fronte delle valute, a fare le spese dei verbali della Fed inevitabilmente è stato il dollaro, sceso in prossimità dei minimi da agosto complice i dati macroeconomici Usa al di sotto delle aspettative. Il biglietto verde rompe al ribasso quota 106 ed è ai minimi da metà mese. Anche il t-note a dieci anni scivola fino al 3,6% di rendimento dal 3,7% della vigilia. Da monitorare l’euro, risalito a 1,04, aspettando i verbali della Bce e l’intervento del membro del board Isabel Schnabel. Come anticipato, non è detto che la linea di Christine Lagarde sia la stessa di Jerome Powell. 

Spiegano Carlo Majer ed Edgardo Ratti, Co-managing partner di Littler Italia: “L’economia di tutta Europa è scossa da tassi di inflazione che hanno raggiunto livelli record e che stanno scatenando proteste in molti Paesi. I governi e le aziende si sono già attivati per adottare misure straordinarie, allineando gli stipendi e offrendo agevolazioni da un punto di vista fiscale. Paesi come Francia e Polonia hanno già adeguato i salari minimi ai tassi di inflazione, in Danimarca e Spagna i contratti collettivi includono meccanismi di indicizzazione automatica delle retribuzioni. L’Italia ha introdotto bonus contro l’inflazione che prevedono esenzioni fiscali e contributive, come il bonus una tantum e il bonus per le bollette che, pur essendo misure temporanee, possono offrire una boccata di ossigeno in questo momento così delicato per molte famiglie”.

Petrolio in calo, gas sopra i 120 euro

Tra le materie prime, il petrolio rimane sotto i 78 dollari al barile (grafico sopra) dopo il -3,7% della vigilia, sui minimi da due mesi. Il greggio è sotto pressione perché l’aumento dei casi di Covid in Cina ha alimentato i timori di restrizioni di movimento ancora più severe che potrebbero danneggiare la domanda di energia in quello che di fatto è il primo importatore mondiale di greggio. Nel frattempo, i mercati hanno valutato l’impatto del prezzo massimo proposto dal G7 sul petrolio russo nell’intervallo di 65-70 dollari al barile, superiore ai prezzi attuali per gli Urali.

Il gas rimane sopra i 120 euro per megawattora, vicino ai livelli massimi dell’ultimo mese, dopo l’annuncio di Gazprom che ridurrà il gas che viaggia attraverso l’Ucraina dl 28 novembre, in un momento in cui le temperature scenderanno al di sotto della media.