Una notte drammatica. L’ennesimo tentativo non andato a buon fine di sostituire ministri e membri del governo dimissionari. E alla fine Boris Johnson ha ceduto. La notizia è rimbalzata in tarda mattinata: il prime minister accetta di dimettersi e dovrebbe annunciarlo a breve. Balzo immediato della sterlina, che risale fino allo 0,5% dal minimo intraday a 1,193 fino alla resistenza di 1,199. Anche le borse europee, già toniche dopo la tenuta di Wall Street ai verbali della Fed, aumentano gli acquisti.

Mercati tra Boris Johnson e i verbali Fed

Settantacinque punti base a giugno. Altri settantacinque a luglio. E poi si vedrà. I verbali della Fed confermano il whatever it takes per frenare l’inflazione ma i mercati tengono botta: Wall Street chiude sopra la parità, anche l’Asia è positiva con Tokyo vivace (+1,8%). Ne approfittano le borse europee a caccia della seconda seduta in verde consecutiva per cancellare le perdite forti di martedì mentre aspettano le minute della Bce a ora di pranzo, su cui potrebbe innescarsi un certo nervosismo anche in virtù della debolezza dell’euro che ieri ha aggiornato un nuovo minimo a 1,0161. Poco prima della pubblicazione parlerà il vicepresidente dell’Eurotower Philip Lane, si tratta del primo intervento ufficiale da quando la moneta unica è crollata e Lane si è già espresso in passato sull’importanza del cambio euro dollaro.


Grf Ftse Mib by Borsa Italiana

Piazza Affari +2%, recuperato il rosso di martedì

Piazza Affari guadagna il 2% (grafico sopra) a 21.348 punti dopo tre quarti d’ora di scambi recuperando così il -3% di martedì grazie anche al +1% della vigilia. Tonica Francoforte che sale dell’1,5% a 12.786 punti. Ancora meglio fa Parigi, +1,6% a 6009 punti mentre Madrid registra un +1,3% a 8057 punti. In agenda macro da segnalare il brusco rallentamento della produzione industriale in Germania, +0,2% a maggio su base mensile (grafico sotto), deludendo le attese che si aspettavano un +0,4%: ad aprile aveva registrato un +1,3%. Il motivo sta nella grande carenza dei prodotti primari e dei vincoli della catena di approvvigionamento che ancora pesa sull’Europa. Evidentemente la guerra in Ucraina e i blocchi in Cina continuano a pesare sulla produzione tedesca.

Tonico il comparto energetico, in evidenza Telecom nel capital market day

Il comparto più performante sul Ftse Mib continua a essere quello energetico, con il petrolio che, come l’azionario, tenta una ripresa nonostante i timori per una recessione siano ancora predominanti sulla carenza dell’offerta. Saipem conferma la forte volatilità dovuta all’aumento di capitale e viaggia a forza dieci: +10,1%, segue Tenaris a +6,8%. Forti acquisti anche su Iveco, +5,14% a ridosso dei 5 euro ad azione, e Stellantis, +4,1%. Vendite su Diasorin, -0,6%, e Amplifon, -0,2%, entrambi considerati titoli difensivi. In evidenza Telecom Italia nel giorno del piano industriale in cui sono stati illustrati i dettagli sul piano di separazione degli asset infrastrutturali di rete fissa dai servizi, e Unicredit, all’indomani della rimozione di Niccolò Ubertalli come head of Italy, con effetto immediato da parte del Cda.


Grf Saipem by Borsa Italiana 

Il gas europeo non si ferma: 180 euro per megawattora

Come detto, il prezzo del petrolio torna a salire ma il Wti rimane sotto i 100 dollari al barile consolidando area 98 $ (+0,9%) mentre il Brent galleggia sopra area 101 $, in rialzo dello 0,4%. Preoccupa invece il gas europeo, giunto ormai a quota 180 euro per megawattora aggiornando i massimi da marzo. I timori sono relativi alla piena capacità del gasdotto Nordstream a rischio dopo la chiusura per manutenzione dall’11 al 21 luglio. L’Europa in questo senso si sta preparando a ridurre al minimo l’impatto dei tagli. Entro la fine del mese la Commissione Ue dovrebbe svelare i dettagli del piano di emergenza. Rimbalza sui minimi l’oro dopo i 1.730 dollari l’oncia segnati alla vigilia, record negativo da settembre 2021, occhio anche al rame che dopo i 3,25 dollari per libbra mostra un pattern tecnico potenzialmente rialzista (+0,6%). Fermo immobile il bitcoin a 20.443 dollari (-0,5%).

Balzo della sterlina sulle dimissioni di Boris Johnson

Sul fronte valutario è ancora super dollaro: il 106,96 del dollar index consolida i massimi da dicembre 2002. Rimbalzo tecnico dell’euro che prova a recuperare area 1,02 (+0,1%), ci prova con più energia la sterlina, sostenuta da alcuni dati macro del Regno Unito relativi all’indice dei prezzi delle case di Halifax, aumentato del 13% su base annua a giugno, il tasso di crescita più alto visto da novembre 2004. Ma è soprattutto la notizia di Boris Johnson dimissionario a dare vigore al pound, che balza fino a solleticare la resistenza di 1,20 (+0,5%, grafico sotto).

Con lo spread a quota 205 punti base (rendimento btp decennale +3,3%, bund tedesco +1,28%), da segnalare infine le curve dei titoli di stato Usa che rimangono invertite: il biennale (+3%) rende più del t-note a 10 anni (+2,94%), chiaro segnale di una potenziale recessione in arrivo. Una curiosità: nei verbali di giugno della Fed la parola inflazione compare 79 volte. La parola recessione… zero.